Notizie storiche
La denominazione Occhio di gatto è presente da almeno due secoli nel territorio di Reggio Emilia e si ritrova successivamente in molti dei trattati che parlano delle viti coltivate a Modena e Reggio Emilia. La prima citazione reperita è di Nicolò Caula, che nel 1752 parla dell’Occhio-di-gatta, paragonandola alla Montanarina, un’altra varietà ad uva bianca da cui ritiene si differenzi per l’acino lucido e trasparente, simile all’occhio di un gatto (in Maini, 1851). Dalla Fossa nel 1811 riferisce che l’Occhio di gatto è diffuso nella zona di Scandiano. Nel settembre 1839 Gallesio, visitando Casalgrande, nel Reggiano, cita l’Occhio di gatto tra i principali vitigni ad uva bianca che vi si coltivano e ne descrive i grappoli fitti e gli acini grossi, tondi e trasparenti, assieme agli “ottimi vini di colore bianco-oro” prodotti con “Spargolina, Occho di gatto, Malvasia, Cedra e Squarcifolia o Vernaccia", concludendo "...ed è con queste uve che si fanno i famosi vini di Scandiano”. Poco dopo, durante il soggiorno a Reggio Emilia, Gallesio parla nuovamente dei “vini bianchi squisiti” dello Scandianese, che “si compongono di Spargolina, Occhio di gatto, Malvasia e Cedra.
L’Occhio di gatto è stato inserito da Bertozzi (1840) nell’elenco delle viti coltivate nel territorio reggiano. In seguito, viene citato da Molon (1906), Toni (1913), Franceschini e Premuda (1921) e Casali, che nel 1915 riporta il nome dialettale reggiano Óva òcc èd gât, o Óva ucîn èd gat nell’elenco dei nomi dialettali delle piante reggiane.
Le analisi del profilo microsatellite promosse dal Consorzio per la tutela dei vini Reggiano e Colli di Scandiano e di Canossa hanno evidenziato la sinonimia delle accessioni esaminate con il vitigno Tocai friulano (Boccacci et al. 2005), varietà iscritta al Registro nazionale, ma questa sinonimia non è ancora stata ufficializzata a livello dello stesso Registro.
Diffusione e variabilità
Nel Reggiano è coltivato soprattutto nelle aree pedecollinari e collinari, su una superficie che si stima sia di poco superiore all’ettaro; è quindi considerata a rischio di scomparsa in questa area (Meglioraldi, 2012).
Caratteri agronomici
È vitigno dotato di buona vigoria e produttività elevata e costante. Manifesta sensibilità alle principali crittogame e al mal dell’esca.
Prodotti
È tradizionalmente utilizzato per la produzione di vini bianchi, anche passiti e liquorosi.Produce un vino di colore giallo paglierino con sfumature verdognole. ha profumo delicato e gradevole ed è fresco, asciutto, morbido e vellutato al gusto, con note di mandorla amara e fieno; l'acidità è talora bassa (Calò et al., 2006).