La Sgavetta è un vitigno diffuso nei territori delle province di Modena e Reggio Emilia, dove è presente da oltre un secolo. Le prime notizie risalgono infatti al 1877, quando Di Rovasenda cita la Sgavetta o Sganetta, “Uva fina di Sassuolo. Modena”. Ma per ritrovare notizie di questo vitigno bisogna arrivare al Ghetti (1926), che la elenca “fra i vitigni meno estesamente coltivati, pur sempre buoni” del Modenese, e al Toni (1927), che la considera tra i “vitigni migliori e raccomandabili del piano”, per l’areale reggiano, e “fra i vitigni buoni, per quanto di limitata coltivazione”, per la provincia di Modena.
Nel 1928 il rag. Rossi, in “L’economia reggiana”, menziona la Sgavetta tra i vitigni più apprezzati e pregiati (Meglioraldi, 2012).
Nel 1964 Cosmo e Sardi redigono la scheda descrittiva per il Ministero dell’Agricoltura e delle Foreste, e vi riportano la descrizione della Cattedra Ambulante di Agricoltura del 1935 relatiova alla Sgavetta coltivata nel modenese: “ottima, fertilissima, largamente coltivata nei terreni in destra del Secchia, molto ricercata per la sua conservabilità e preferita nelle zone del piano al Grasparossa per la sua resistenza alle malattie, per il suo alto tenore in zucchero e per il suo rendimento alla vinificazione”.
Greco, nel 1968, riferisce dell’ampia diffusione della Sgavetta nei comuni della bassa collina reggiana, fino a rappresentare il 2% della produzione di uva provinciale.
In seguito, la Sgavetta ha perso importanza. Per la limitata superficie e il numero esiguo di aziende in cui è coltivata, è ritenuta a medio rischio di erosione genetica ed è stata iscritta al Repertorio regionale delle risorse genetiche autoctone dell’Emilia Romagna (Regione Emilia Romagna, 2010)