In due distinti antichi vigneti dell'area di Tito Scalo sono state trovate alcune piante di vite il cui nome vernacolare era Uva di Canosa e Marroccola, rispettivamente nel primo e nel secondo vigneto. La succesiva analisi dei microsatelliti e l'analisi ampelografica ed ampelometrica ha messo in evidenza che l'Uva di Canova e la Marroccola erano lo stesso vitigno e corrispondevano alla varieta' classificata come Baresana b., registrata nel R.N.V.V. con codice 506.
La Baresana b. è un vitigno attualmente diffuso in vecchi vigneti delle colline della Murgia Barese e nell'area nord della Basilicata nei dintorni di Potenza. Allevata ad alberello classico o a controspalliera. Il vitigno era già conosciuto nell'ottocento e citato in diverse pubblicazione dell'epoca. Nel corso degli anni, a seconda delle zone, ha assunto nomi diversi come uva Turchesca, uva turca, Baresana, uva di Bisceglie. In provincia di Potenza e' conosciuta come Marroccola o Uva di Canosa. Negli anni '30 la Baresana si diffuse nelle zone di Ruvo di Puglia, Bisceglie, Terlizzi, ecc.. L'uva era particolarmente apprezzata e ricercata dai mercati Europei per le peculiari caratteristiche organolettiche di dolcezza, eccezionale croccantezza dell'acino e consistenza della polpa, nonché per il colore giallo ambrato dai riflessi a volte rosati che assume a completa maturità. Già nel 1886 si segnala una importante attività di esportazione di Baresana da Bisceglie verso la Germania. Nel 1934 il prof. G. Musci riportava dati precisi sulle superfici investite ad uva da tavola Baresana; la provincia di Bari ospitava una superficie complessiva di 3014 ettari e i centri di massima produzione erano i territori di Bisceglie e diRuvo di Puglia. Nei decenni successivi, nonostante il rapido sviluppo del settore uva da tavola in Puglia, la Baresana ha conosciuto un progressivo declino scomparendo da alcune zone viticole e restando confinata in pochi vigneti. Oggi, nell'agro di Ruvo di Puglia è ancora possibile ammirare un ''vigneto monumentale ''di uva Baresana allevato adalberello. Impiantato alla fine degli anni '30 il vigneto, ancora integro, narra e testimonia la cura, il lavoro e la storia degli uomini alle cui mani esperte è stato affidato negli anni. Lungo i filari, le viti, dai possenti fusti contorti, assumono forme artistiche e sono ancora capaci di produrre con forza, nascosti e protetti tra il fogliame, i pregiati grappoli di uva dai succosi acini ambrati Abbiamo definito ''monumento'' questo vigneto, unico e ultimo, poiché esso racchiude un patrimonio di storia e di storie (del territorio e degli uomini che lo abitano) che ne fanno un bene da salvaguardare, un valore aggiunto in un percorso di valorizzazione del territorio e del paesaggio rurale, un ''luogo del cuore''.