Il vitigno del Niedda Manna si posiziona nel cluster del Bovali Mannu (Cagnulari), della Monica, del Muristellu e del Mourvedre. Vi sono inoltre varietà per le quali abbiamo accertato l’elevata probabilità che derivino dall’incrocio tra i vitigni principali di questo cluster ed altri: è il caso del Pascale di Cagliari, del Gregu Nieddu, della Nera di Oliena, della Fiudedda e del Girò di Bosa (si rimanda alle relative schede).
Il Niedda Manna condivide più del 50% degli alleli con tantissime varietà e condivide sempre almeno un allele per locus con la Monica bianca e la Fiudedda (quest’ultima è un incrocio fra il Muristellu e la Monica bianca). Condivide inoltre almeno un allele su 21 loci con Mourvedre (che a sua volta è molto simile al Muristellu).
Esiste certamente un nesso tra queste varietà e verosimilmente un genitore del Niedda Manna è la Monica bianca; l’altro genitore potrebbe essere molto vicino al Mourvedre o al Muristellu (da cui probabilmente il nome Muristelloni) ma nel profilo della Niedda Manna ci sono anche alcuni alleli non sono presenti in nessuna varietà di questo cluster. Per cui è ipotizzabile che il percorso che porta geneologicamente porta alla Niedda Manna sia un po’ complesso.
Vitigno diffuso in tutta l’isola. Il suo nome (che tradotto dal sardo significa “Uva nera grande”) è stato talvolta, anche se meno frequentemente, utilizzato anche per altre varietà caratterizzate da grappolo piuttosto grande, come il Pascale, ad esempio, o il Monica. Il Manca dell’Arca lo cita come Nieddu mannu. Alcuni anni più tardi il Moris cita una “Vitis vinifera ‘acidula’, in sardo ‘Manzesu’ tra le uve bianche. Il Cara, qualche anno più tardi, attribuisce questo ad una svista e suppone che il Moris abbia descritto in realtà l’uva bianca Erba posada. Avendo trovato, nel corso del progetto AKINAS, nell’area meridionale della Sardegna delle accessioni di Manzesu caratterizzate da acini rossi debolmente colorati, avanziamo l’ipotesi – considerando anche le altre caratteristiche ampelografiche descritte dal Moris riguardo al Manzesu – che il botanico abbia descritto proprio il Manzesu – Nieddu mannu. Questo vitigno, a parità di ampelografia e caratteristiche genetiche, si presenta con una variabilità elevatissima, in termini di colorazione delle bucce, con le accessioni individuate nel Campidano che risultano essere nella migliore delle ipotesi adatte per la produzione di vini rosati. Più ricche in antociani e polifenoli sono risultate essere le accessioni ogliastrine e ancora più ricche quelle del Mandrolisai e, soprattutto, due stupefacenti accessioni provenienti dal Barigadu capaci di dare vini rossi. Queste diverse caratteristiche possono essere dovute a diversa azione selettiva da parte dell’uomo. Il Niedda manna, o Amantosu, è riportato dall’Angius praticamente in tutta l’isola. E’ stato oggetto di intensa attività sperimentale dal parte del Vivaio Regio di Macomer a cavallo tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo.
Il Niedda manna, con il nome di Nieddu mannu, è iscritto nel Registro Nazionale delle Varietà di vite
Non sono state trovate corrispondenze genetiche a questo vitigno nelle banche dati del DNA attualmente disponibili, e pertanto si può considerare anche questo un “unicum”.