Avanà: informazioni generali

informazioni generali gestite da Istituto per la Protezione Sostenibile delle Piante - CNR
come citare questa fonte Schneider A., Torello Marinoni D., Raimondi S., 2013. Avanà. In: Italian Vitis Database, www.vitisdb.it, ISSN 2282-006X
ringraziamenti Ager Foundation, Regione Piemonte
informazioni botaniche
nome
Avanà
tipo di origine
spontanea
specie
Vitis vinifera
gruppo di varietà
non disponibile
genere
Vitis
sottospecie
sativa
vitigno da
vino
codice
IVD-var_18
registrazione
iscritto al Registro Nazionale delle Varietà di Viti
si
codice
17
nome ufficiale
Avanà N.
sinonimi
sinonimi accertati (1)
sinonimi accertati dall'Istituzione che compare con eventuale supporto bibliografico
denominazioni errate (1)
denominazioni errate indicate dall'Istituzione che compare con eventuale supporto bibliografico
  • Vermaglio (Saluzzo, Cuneo province)
cloni omologati (1)
immagini
  • germoglio
    germoglio
  • foglia
    foglia
  • grappolo
    grappolo
  • acino
    acino
Riferimenti storici

Benché l’attuale coltura dell’Avanà sia limitata alle valli alpine occidentali, Giovan Battista Croce all’inizio del Seicento annovera l’“Avanale” tra i vitigni “della montagna di Torino” (Croce, 1606), intendendo con questo termine o la zona collinare a sud-est del capoluogo piemontese o tutto il sistema collinare e montuoso torinese, tra cui a buon diritto le valli alpine dove la viticoltura era un tempo ben presente. Poco meno di due secoli dopo, il conte Nuvolone (1798) menziona un “Avanà cagnino” tra le uve di seconda qualità, e non sono certo molti, va ricordato, i vitigni piemontesi citati prima dell’Ottocento. In quest’epoca è opportuno ricordare il richiamo del Di Rovasenda (1877), che a torto ritiene l’Avanà identico al francese Varenne (corrispondente in realtà al ben distinto Troyen).

La prima descrizione ampelografica di riferimento dell’Avanà risale alla metà del Novecento (Dalmasso et al., 1964), seguita da una più recente trattazione (Schneider e Raimondi, 2006), ma con il sinonimo di Hibou il vitigno è già descritto nei testi ottocenteschi, il primo dei quali corrisponde alla trattazione sui vitigni della Savoia di Tochon (1868).

diffusione & variabilità

L’Avanà è un vitigno tipico delle Alpi occidentali. Sul versante italiano è coltivato attualmente nell’Alto Pinerolese e in tutta la Val di Susa per una superficie totale di una decina di ettari, ma era dominante un tempo soprattutto nei vigneti dell’Alta Dora, da Chiomonte a Salbertrand (Di Maio, 1997). Sul versante francese con il nome di Hivernais, Polofrais ma più spesso di Hibou, era la varietà principale delle viti allevate ad alteno (cui si dava cioè per tutore una pianta da frutto o da foglia), diffusissime fino all’inizio dell’Ottocento (Rougier, 1905). Con la scomparsa degli alteni durante la ricostituzione post-fillosserica, l’Hibou è praticamente scomparso dai vigneti francesi e oggi in Francia non è neppure iscritto nel Registro Nazionale delle Varietà di Vite.

La corrispondenza tra Avanà e Hibou (noir o rouge, perché l’Hibou blanc è un vitigno distinto), è stata pienamente confermata con l’impiego di marcatori molecolari del DNA  (Schneider et al., 2001), che hanno del resto indicato numerosi altri sinonimi tra vitigni tipici dei due versanti alpini franco-italiani. Un mutazione di Avanà a frutto rosso, più chiaro del tipo normale, è stata recuperata nei vigneti valsusini grazie a un viticoltore locale.

utilizzazione tecnologica

Un tempo usato anche come uva da tavola, l’Avanà è destinato oggi esclusivamente alla vinificazione. E uva di maturazione medio-precoce. Da sempre gli si è rimproverato di dare un prodotto magari fruttato e piacevole, ma leggero, scarsamente alcolico e pertanto poco serbevole. Sperimentazioni recenti hanno confermato che le uve di Avanà possono conferire al vino profumi gradevoli, ma che la vinificazione in purezza porta a un prodotto di colore tenue e poco stabile (Gerbi et al., 2005). Pertanto è consigliabile il taglio con altre uve in grado di apportare colore e struttura, come il locale Becuét o anche il Barbera. L’uso di enzimi pectolitici, che aumentano l’estrazione della materia colorante e tannica dalle uve, è una tecnica adatta quando si voglia vinificare Avanà in purezza.

bibliografia (8)
autori anno titolo rivista citazione
Croce G.B. 1606 Della eccellenza e diversità dei vini che nella montagna di Torino si fanno; e del modo di farli. In Torino, per Aluigi Pizzamiglio.
Dalmasso G., Celli C., Eynard I. 1964 Avanà Principali vitigni da vino coltivati in Italia, vol. III. Ministero dell'Agricoltura e Foreste. Longo & Zoppelli, Treviso
Di Maio M. 1997 Avënā, Biquèt, Nibiò, Müscat….Vigne, vendemmie e vini nell’Alta Valle della Dora Riparia. Valados Usitanos, Torino.
Gerbi V., Forgia M., Rolle L., Zeppa G., Schneider A., Cavallo L., Parisio M. 2005 Il Valsusa DOC. Dieci anni di sperimentazione in una terra di montagna. Stampa Graffio, Borgone di Susa (TO).
Nuvolone G. 1798 Sulla coltivazione delle viti e sul metodo migliore di fare e conservare i vini. Calendario georgico della Società Agraria di Torino.
Rougier L. 1905 Hibou. In: Viala P. e Vermorel V. Ampélographie, VI, 94-96. Ed. Masson, Paris.
Schneider A., Carra A., Akkak A., This P., Laucou V., Botta R. 2001 Verifying synonymies between grape cultivars from France and Northwestern Italy using molecular markers. Vitis 40, 4, 197-203.
Tochon P. 1868 Les cépages du département de la Savoie. Imprimerie Bonne, Conte-Grand & C., Chambery.
aggiornamento 14/11/2016 11:57:15 (8 anni fa)