Secondo Vouillamoz e Moriondo (2011) il primo riferimento scritto al Fumin risale al 1785, quando con il nome di “Fumen” compare in un registro di cantina a Gressan, nella media valle. Malgrado la citazione non sia particolarmente remota, parrebbe la prima facente riferimento ad un vitigno ad uva nera valdostano. Di lì a poco anche Gatta (1838) menziona e descrive alquanto sommariamente il Fumin, all’epoca intensamente coltivato nella media ed alta valle, soprattutto lungo il versante rivolto a nord. Per le caratteristiche del vino che se ne ottiene, assai ricco di colore e struttura tanto da necessitare un affinamento di non meno di tre anni, Gatta ascrive il Fumin “al gruppo delle Frese” (Freisa), sinonimia però definitivamente smentita da Dalmasso e Reggio (1964) che riportano la prima dettagliata descrizione ampelografica del Fumin. Il nome Fumin deriverebbe dall’abbondate pruina che ricopre l’acino e che darebbe un effetto come di fumo (Vouillamoz e Moriondo, 2011).
L’origine del Fumin è sconosciuta, ma analisi genetiche lo fanno ritenere fratello del Petit rouge, originato cioè dagli stessi genitori (ancora sconosciuti o forse scomparsi), e ascendente diretto del Vuillermin (Vouillamoz e Moriondo, 2011), un vitigno locale aostano oggi pochissimo coltivato, che in effetti ricorda morfologicamente il Fumin.