Anche se con il nome di Barbarossa vengono indicate oggi come un tempo varietà diverse, ad uva da tavola e da vino, che hanno in comune il solo colore rosso o rosso-verdastro dell’uva, la Barbarossa forse più famosa è quella tratteggiata dal conte Giorgio Gallesio nella sua Pomona (1817-1839). Famosa non tanto perché all’epoca la più diffusa, quanto per la bellissima immagine realizzata da Domenico Delpino nel 1828. La Barbarossa che qui presentiamo, proveniente dal Finalese in provincia di Savona, corrisponde al vitigno descritto da Gallesio, che a fine Ottocento era presente nella Riviera del Ponente ligure (Commissione Ampelografica Provinciale di Portomaurizio, 1881). Per la verità le prime citazioni ad un’uva Barbarossa vanno riferite alla Toscana ad opera del Soderini (1590), confermate un paio di secoli più tardi dal Trinci (1726), ma riferimenti storici a vitigni con questo nome compaiono in molte altre regioni italiane tra cui Piemonte, Emilia-Romagna, Puglia. Mentre Gallesio riteneva la Barbarossa finalese identica a quella toscana e piemontese, sappiamo che essa è sicuramente distinta dalla Barbarossa dell’Astigiano, un tempo una delle uve da tavola più apprezzate in Piemonte, e probabilmente diversa anche da quelle toscana, romagnola e pugliese. Per la verità quello delle Barbarossa, diffusamente presenti in svariate regioni, è un caso di omonimia complesso che compromette spesso la possibilità di comprendere a quali dei vitigni storici a frutto rosso appartengono le uve Barbarossa attuali.