Schiava: informazioni generali

informazioni generali gestite da Istituto per la Protezione Sostenibile delle Piante - CNR
come citare questa fonte Schneider A., Torello Marinoni D., Raimondi S., 2014. Schiava. In: Italian Vitis Database, www.vitisdb.it, ISSN 2282-006X
ringraziamenti Ager Foundation, Regione Piemonte
informazioni botaniche
nome
Schiava
tipo di origine
spontanea
specie
Vitis vinifera
gruppo di varietà
non disponibile
genere
Vitis
sottospecie
sativa
vitigno da
vino
codice
IVD-var_478
registrazione
iscritto al Registro Nazionale delle Varietà di Viti
si
codice
224, 287, 419
nome ufficiale
Schiava N., Rossara N., Erbanno N.
sinonimi
sinonimi accertati (7)
sinonimi accertati dall'Istituzione che compare con eventuale supporto bibliografico
  • Rafayon (Garfagnana, Toscana)
  • Brégiola (Biellese)
  • Varenzasca (Biellese)
  • Uvana (Valle di Susa (Torino))
  • Faraudin (Castagneto Po (Torino))
  • Schiava lombarda
  • Rossara trentina
denominazioni errate (1)
denominazioni errate indicate dall'Istituzione che compare con eventuale supporto bibliografico
  • Biona (Mazzè (Torino))
cloni omologati
immagini
  • germoglio
    germoglio
  • foglia
    foglia
  • grappolo
    grappolo
  • acino
    acino
Riferimenti storici

La comparsa nell’Italia settentrionale di viti e di vini identificati dal termine Sclava o similari, risale alla prima metà del XIV secolo (De Crescenzi, 1309; Hohnerlein-Buchinger, 1996), ma sembra che almeno inizialmente tali termini riguardassero vitigni a bacca bianca; circa l’origine di questo nome, ci sembra plausibile l’ipotesi di Quintarelli riportata da Dalmasso (1937), per la quale il viticoltore medievale distingueva le varietà adattabili a forme poco espanse, con tralci di viti diverse legati l’uno all’altro o a sostegni morti (Sclave), da quelle a maggiore espansione, allevate su sostegno vivo (Majores).

Il primo riferimento esplicito a Schiave a bacca nera è probabilmente quello fatto da Agostino Gallo (1564) e, anche per l’origine bresciana dell’autore, siamo portati a pensare che le “Schiave nere grosse di grano” di cui egli parla corrispondano effettivamente al vitigno qui trattato e non alla Schiava grossa atesina.

La presenza di questo vitigno in area lombarda era molto importante ancora nel XIX secolo e al principio del ‘900 stando ai numerosi sinonimi riportati da Molon (1906): tra questi quello più certo e tipico era forse quello di Margellana nell’area milanese e comasca, già ricordato dal commentatore milanese del Mitterpacher (Lavezzari, 1784).

Tra le prime descrizioni in cui si possa riconoscere questo vitigno vi è forse quella fatta da Giuseppe Malossi, corrispondente di Acerbi (1825) per la Sciaa del territorio di Chiari (Brescia), ma probabilmente si riferisce ad essa anche quella del Ciau tra le viti dell’Oltrepò pavese, nella stessa opera.

Per quanto riguarda il Piemonte, con i suoi sinonimi di Bregiola e Varenzasca o Valenziana era ben presente alla fine dell’Ottocento rispettivamente nel Novarese e nel Biellese (Garbasso, 1881). La Varanzasca era inoltre ben conosciuta dal cav. Sperino che la descrisse insieme a Freisa, Croatina, Uva rara e Neretto nella sua breve memoria stilata a Lessona (1906).

Questo vitigno, tuttavia, non doveva essere limtato alla sola area lombardo-piemontese: un Rafaione (Rafayon) dell'alta Toscana, segnalano D'Onofrio e collaboratori (2015), si è capito corrispondere proprio a questo vitigno (vedi accessione collegata). Difficile è collegare con certezza questo stesso genotipo all'uva da vino raffigurata in un celebre dipinto del pittore mediceo Bartolomeo Bimbi, che dipinse appunto un "Rafone", mentre assai più probabile è l'identità con il Rafajone noir corso descritto da Foëx ed illustrato da Troncy nell'opera di Viala e Vermorel (1903), viste le corrispondenti caratteristiche.

Di questa varietà esiste una descrizione stilata per conto del Ministero da Cosmo, Sardi e Calò (1962), con il nome ‘Schiava lombarda’.

diffusione & variabilità

Sebbene la coltura della Schiava (o Rossara) riguardi ormai una superficie piuttosto ristretta nell’Italia cemtro-settentrionale (e tuttavia difficilmente stimabile a causa della presenza di diversi omonimi), la sua diffusione territoriale è tuttora molto ampia, comprendendo un areale esteso dal Piemonte (principalmente nella fascia ai piedi delle Alpi), a gran parte del territorio lombardo e fino alla valle dell’Adige in Trentino (dove è nota come Rossara). E' stata inoltre osservata in alcune località dell’area appenninica toscana (come Rossara e Rafayon) e, stando alle testimonianze storiche, si spingeva un tempo alle isole: Elba e Corsica.

Un Raffaione descritto da Bandinelli e collaboratori (2005) risulta essere una varietà morfologicamente ben diversa.

utilizzazione tecnologica

La Schiava fornisce vini di scarso colore e corpo e pertanto viene raramente utilizzata per la produzione di vini in purezza; più spesso veniva utilizzata in taglio: la Rossara trentina con Schiava grossa, Negrara e Teroldego (Stefanini e Tomasi, 2010). Anche le informazioni storiche concordano nel ritenere la Schiava un vitigno più di quantità che qualitativo.

bibliografia (13)
autori anno titolo rivista citazione
Acerbi G. 1825 Delle viti italiane, ossia materiali per servire alla classificazione, monografia e sinonimia, preceduti dal tentativo di una classificazione delle viti. Ed. G. Silvestri - Milano
Bandinelli R., Boselli M., Pisani P.L. 2005 Raffaione In: Il germoplasma viticolo della Toscana. I. Vitigni ad uva nera. A.R.S.I.A., Regione Toscana.
Cosmo I., Sardi F. Calò A. 1962 Schiava lombarda Principali vitigni da vino coltivati in Italia - Volume II, Ministero dell'Agricoltura e delle Foreste.
Dalmasso G. 1937 Le vicende tecniche ed economiche della viticoltura e dell’enologia in Italia. In: Storia della vite e del vino in Italia, di Marescalchi A. e Dalmasso G., volume III.
de Crescentiis P. 1309 Opus ruralium commodorum Ristampa anastatica dell'edizione di Strasburgo del 1486. Biblioteca internazionale "La Vigna", Vicenza.
Foëx G. 1903 Rafajone noir In: Ampélographie. Viala P., Vermorel V., Tome IV, Masson (Paris).
Gallo A. 1564 Le dieci giornate della vera agricoltura, e piaceri della villa. In Brescia, appresso Gio. Battista Bozzola.
Garbasso G. 1881 Elenco dei nomi de' vitigni coltivati nella provincia di Novara. Bullettino Ampelografico, fascicolo XIV. Ministero di Agricoltura, Industria e Commercio (Roma): 117- 123.
Hohnerlein-Buchinger T. 1996 Per un sublessico vitivinicolo: la storia materiale e linguistica di alcuni nomi di viti e vini italiani. Niemeyer (Tübingen).
Lavezzari P. 1784 Annotazioni relative all’Agricoltura milanese. In: Elementi d’Agricoltura di Lodovico Mitterpacher di Mitternburg. Tomo secondo. Nell’imperial monistero di S.Ambrogio maggiore (Milano).
Molon G. 1906 Ampelografia. Ulrico Hoepli, Editore Libraio della Real Casa, Milano.
Sperino F. 1906 I nostri vitigni nella provincia di Novara. Estratto dal Bollettino della Cattedra Ambulante di Agricoltura. Tip. Fratelli Miglio (Novara).
Stefanini M., Tomasi T. 2010 Antichi vitigni del Trentino. Fondazione Edmund Mach (San Michele all’Adige).
aggiornamento 19/02/2020 12:15:51 (4 anni fa)