La varietà Fortana è coltivata in Italia almeno dal XVI secolo. La si trova citata con il sinonimo Uva d’oro, ancora diffuso, o, nei secoli scorsi, come Daoro o Dallora nera.
Secondo la tradizione, il vitigno sarebbe arrivato nel 1528 portato dalla Francia dalla figlia di Luigi XII, divenuta sposa di Ercole II Duca d’Este. Ed è nel ‘500 che si trova la prima citazione del l’Uva d’oro da parte di Agostino Gallo (1591), che ne descrive le caratteristiche produttive e qualitative. Vincenzo Tanara (1674), la ritiene “la regina delle uve negre per fare buon vino, sano, durevole e generoso”, e ne conferma l’origine francese, scrivendo che proviene dalle “più nobili plaghe viticole della Francia”. Caula a metà del ‘700 descrive la Dalloro nera: “I contrassegni sono l’esser nera e di grani lunghi, e scorza soda” (in Maini, 1851). Egli rileva anche l’esistenza di una variabilità dei caratteri del grappolo e della foglia: “altra è rara di grani, altra li ha spessi; altra di picciuol rosso, e altra no” e considera migliore “quella dai grani rari, e dal picciuol rosso”.
Anche Acerbi (1825) rileva una variabilità intravarietale e descrive le varietà Fortana e Fortana grassa, che si differenziavano per vigoria e per dimensioni del grappolo, ma che erano entrambe caratterizzate da foglie a picciolo rosso e da fioritura tardiva, carattere che ne favoriva una diffusa coltivazione, per la capacità di sfuggire “ai danni delle brine e delle nebbie tardive”. Acerbi descrive anche, separatamente, l’Uva d’oro del territorio dell’Oltrepò pavese e del Veronese (in questo caso i caratteri descrittivi corrispondono a quelli della Fortana). Elenca l’Uva d’oro anche tra i vitigni del ‘contorno di Como’, tra le viti del Polesine, de contorni di Bologna, di Cesena e di Trento, testimoniandone una diffusa coltivazione. Nel Veronese descrive anche il vitigno d’oro, che ritiene diverso dall’Uva d’oro.
La presenza della Fortana nelle aree di Modena e Reggio Emilia è testimoniata da Filippo Re (1805), che elenca la Daoro tra le uve nere del Reggiano, da Bertozzi (1840) e da Aggazzotti (1875), che dà una descrizione ampelografica piuttosto dettagliata dell’Uva d’oro (Dallora nera), e la considera uva di merito, ampiamente diffusa nella pianura modenese, soprattutto per la capacità di adattarsi anche a condizioni ambientali poco propizie.
A Reggio Emilia Casali (1915) elenca tra i nomi dialettali reggiani di piante la Fortana, l’Òva fortana, con i sinonimi furtàna, Òva d’òr e lambruscoun. L’Uva d’oro viene citata in seguito da Franceschini e Premuda (1922), Greco (1968).
Le analisi genetiche e i confronti ampelografici hanno evidenziato la sinonimia con l’Orzese, vitigno raffigurato dal Bimbi nelle tele dipinte per Cosimo III de Medici.