Dal momento che questo vitigno è stato a lungo confuso con il Nebbiolo o al massimo considerato come una sua forma variante, è impossibile stabilire quale sia la prima testimonianza che lo riguardi. Tuttavia un Nebieul rosè viene citato dal conte Nuvolone (1798) che ne delinea alcuni tratti pienamente corrispondenti al vitigno che conosciamo: grappoli più piccoli, acini meno colorati, ridotta fertilità.
Considerato in epoca recente come un 'biotipo' del Nebbiolo (Dalmasso et al., 1962), è stato finalmente individuato come un genotipo distinto da questo, benché con esso strettamente imparentato, solo nel 1998 grazie alle analisi molecolari (Botta et al., 2000).