Grisa rousa (ovvero Grigia rossa per distinguerla dalla Grigia nera) ed Ivernasso sono i nomi usati per questa cultivar in Valle di Susa in provincia di Torino, dove veniva un tempo coltivata per il consumo allo stato fresco oltre che per dare un vino leggero e dissetante. Studi ampelografici e genetici ne hanno indicato la corrispondenza con lo storico Grec rouge (Schneider et al., 2001), forse uno dei vitigni citati in Francia dall’inzio del XVII secolo (de Serres, 1600). Il bellissimo grappolo di questa varietà ed il colore tra il verde, il rosato ed il rosso acceso degli acini la rendono una delle uve più decorative, tanto che è probabile essa si celi nel cosiddetto Raisin merveilleux (o Vigne grecque) citato nel Medioevo (Reich, 1902). Accanto a ogni casolare, in molti paesi europei, si coltivava qualche pianta di Grec rouge per dare uva da mensa, mentre nelle regioni più calde mediterranee se ne otteneva anche del vino per il consumo famigliare.
Oltre ad essere vitigno tradizionale della Valle di Susa, dove emerge dalla memoria delle popolazioni locali come Barbarù, Vërnaso o La Griza (Di Maio, 1997), in Piemonte è presente ormai sporadicamente nella provincia di Alessandria con il nome di Pulitana (Napoletana) o Sorìa (citate anche da Demaria e Leardi, 1875) e in Liguria come Barbarossa verduna (ovvero verdastra), ad indicare un colore dell’uva che nelle parti meno esposte del grappolo può non evolvere nel rosso acceso tipico.