Una Negrera (sinonimo di Montanera) viene citata da Giorgio Gallesio nei suoi Giornali dei viaggi (Gallesio, 1995) tra le varietà di Brugherio (Monza Brianza) e della pianura di Novara, zone che egli visitò nel 1831; l’assenza di una descrizione, tuttavia, non ci permette di poter dichiarare se questa sia la prima citazione per questo vitigno o se invece si riferisca ad un omonimo.
La tavola cromolitografica della ‘Negrera di Gattinara’ che accompagna la scheda pubblicata da Mas e Pulliat (1876), ci conferma invece che si trattasse della varietà che stiamo illustrando e non della Negrara N. trentina, corrispondenza già sospettata dal conte di Rovasenda che aveva fornito agli ampelografi francesi le informazioni su questa cultivar. Di essa ci viene comunque riferito che era molto diffusa nei vigneti dell’Alto Novarese, dove era apprezzata per il vino “di buona qualità e rimarchevole per il colore scuro che essa gli comunica”.
La Montanera compare nell’“Elenco delle uve spedite alla raccolta ampelografica di Chieri” del 21 settembre 1876 (Di Rovasenda, 1877a). Nella relazione di questa esposizione ampelografica, un campione di uva Montanera proveniente da Torre Pellice (Torino) viene semplicemente indicato come “differente dalla Saluzzese”, a precisare la distinzione dall’omonimo vitigno saluzzese corrispondente al Cardìn.
Nello stesso anno, la Montanera viene menzionata come presente in quasi trenta comuni del Pinerolese (Torino); in questi territori occupava circa la metà della superficie vitata (di Rovasenda, 1877b), una intensità colturale, dunque, di tutto rispetto.
In occasione dell’Esposizione ampelografica di Pinerolo (Provana di Collegno, 1881), si trova una prima descrizione della Montanera, ben corrisponde per morfologia al vitigno che qui trattiamo.
Con il sinonimo Corvino è tuttora presente come pure citata nel Bullettino ampelografico (Gerini, 1884) tra le varietà della Valtellina, area in cui risultava coltivata su più di 90 ettari nei mandamenti di Tirano, Ponte e Sondrio.