La Pignola è una delle varietà citate da più antica data in Italia: è più che probabile, infatti, che ad essa si riferisse Pier de Crescenzi (1309) parlando del “pignolus qui multum diligitur apud Mediolanum in arbustulis, sed apud nos non bene fructificat", frase che parrebbe indicare, oltre alla zona di coltivazione tradizionale, una ridotta fertilità che tuttora si rileva in questo vitigno.
Negli statuti comunali e in documenti di epoca tardo-medievale e rinascimentale (Comba, 1990; Berruti, 2001), inoltre, sono piuttosto numerose le citazioni che lo ricordano, spesso insieme al Nebbiolo, con cui condivide tratti morfologici e genetici. Stando ad una affermazione del Croce (1606), possiamo riferire a questa varietà anche il 'Nebiol milanese' che egli brevemente descrive con tratti che ben riprendono i caratteri tipici del vitigno In epoche più recenti il Pignolo o Uva Pignola era descritto tra i vitigni tipici del nord Piemonte anche con il nome di Pignolo spano, ovvero Pignolo Spanna (locale designazione del Nebbiolo, vale a dire “Nebbiolo con grappolo a pigna”) (Milano, 1839; Molon, 1906).
Anche l'abbondanza dei sinonimi indica l'antichità di questo vitigno e la diffusione della sua coltivazione: tra questi quello di Pignolo di San Colombano ricorda ancora una volta come questa varietà fosse particolarmente apprezzata nei territori di influenza milanese, quale era la collina di San Colombano al Lambro (LO). Con questo nome, il Gallesio gli dedicò una delle monografie della sua monumentale Pomona (1817-39).