Da una pubblicazione a carattere locale, ma di impostazione identica alle schede ampelografiche all’epoca prodotte dal Ministero (Romisondo, 1963) abbiamo conferma che, prima della ricostituzione post-fillosserica, la Rastajola fosse considerata una cultivar di una certa importanza e che occupasse, secondo una fonte orale non verificabile, addirittura la metà della superficie vitata del territorio di Ghemme (NO). Ciò nonostante, le scarsissime notizie storiche che la riguardano non risalgono a prima del Saggio del Di Rovasenda (1877): egli, peraltro, sospettava che ‘Restajola’ fosse solo un sinonimo per l’Uva rara.
Fu invece Girolamo Molon (1906) ad affermare che le foglie di Restajola e di Uva rara (‘Bonarda di Gattinara’) erano diverse e pertanto le due varietà distinguibili.