Visto il gran numero di varietà, sia a bacca bianca che colorata, che portano questo nome, è difficile orientarsi tra le molte citazioni storiche, che spesso non riportano tratti morfologici utili ad una identificazione. Notizie certamente riferibili a questo particolare vitigno sono quelle riportate dal conte Di Rovasenda (1877) a proposito di un Rossese bianco di Mondovì (Cuneo) di cui afferma: “Ho assaggiato in Mondovì stesso un buonissimo vino bianco fatto di questa uva.”, ma forse corrisponde al nostro anche il Rosseis che Gallesio elencò tra le uve bianche de La Morra (Cuneo) nel 1834.
Poiché questo vitigno, recuperato in territorio piemontese, è stato osservato anche nelle Cinque Terre (La Spezia), è forse possibile che ad esso si riferiscano alcune delle molte citazioni, alcune anche molto datate, di Rossesi in questa regione (Schnedier e Raimondi, 2014), ma siamo nel campo delle supposizioni.
Al di la della trattazione riguardante il vitigno, che risente forzatamente della confusione nelle fonti storiche, ci sembra di riconoscere i caratteri morfologici del vitigno in oggetto, soprattutto quelli fogliari, nell’immagine e nella descrizione fatta da Mas e Pulliat per il Rossese bianco inserito nel loro Le vignoble (1876).