La presenza in Piemonte di uve Malvasie è attestata dal 1468, quando negli statuti di Mondonio (ora comune di Castelnuovo Don Bosco, Asti) si fissano le pene per quanti avessero rubato le uve di “moscatelli, rinasii, vernace [...] et marvaxie” (Comba, 1990). Poiché si tratta di un elenco di uve a bacca bianca è probabile che anche la Malvasia citata in quel documento fosse a frutto bianco piuttosto che colorato.
Il primo riferimento certo ad una Malvasia nera in Piemonte è del conte Nuvolone (1798) che inserisce una Malvasia tra “le uve nere di prima qualità” ed afferma che essa va considerata tra le “uve odorose, delle prime a maturare, ma scarse di frutto”. All’incirca coeva è la citazione ad una Malvasia nera in una Descrizione storico-poetica in endecasillabi ad opera di don Spagarino, sacerdote della Valle Belbo (Pasqua, 1993). Numerose Malvasie nere (“agglomerata”, “piccola”, “rara”, “oblunga”) sono coltivate secondo il conte De Cardenas, corrispondente di Giuseppe Acerbi (1825), nel territorio di Valenza Po. Una “Malvasia nera” o “di Casale” ad uva aromatica è tratteggiata da Demaria e Leardi sulla base di campioni provenienti da Alessandria e da Nizza Monferrato (1875) e dal Pulliat (1888) secondo le indicazioni del conte di Rovasenda.
Benché sia difficile stabilire con sicurezza a quali delle attuali Malvasie ad uva nera piemontesi possano corrispondere queste cultivar descritte sommariamente, in base all’areale di coltivazione possiamo ipotizzare che si trattasse della Malvasia di Casorzo, oggi presente in un’area situata tra Asti e Casale Monferrato.