Se è vero che la prima citazione ad oggi conosciuta di una Malvasia in Piemonte risale al 1468, è altrettanto probabile che quel riferimento a “moscatelli, rinasii, vernace [...] et marvaxie”, sia da attribuirsi in realtà ad uve a bacca bianca. Alla fine del 1700 il conte Nuvolone (1798), nella sua famosa “Istruzione” menziona una Malvasia tra “le uve nere di prima qualità” di cui dice essere aromatica, di maturazione precoce e di produttività modesta. Se non vi fossero altre Malvasie e frutto nero nella regione con simili caratteristiche si sarebbe tentati di associare il vitigno così tratteggiato dal Nuvolone alla Malvasia di Schierano, ma citazioni successive (Acerbi, 1825) richiamano la presenza di numerose Malvasie nere (“agglomerata”, “piccola”, “rara”, “oblunga”) nel Monferrato piemontese, per cui rimane difficile stabilire a quali delle attuali Malvasie ad uva nera possano corrispondere queste cultivar descritte sommariamente in un territorio che comprende l’attuale zone di coltura.
Nel caso della Malvasia di Schierano questa è limitata alle colline tra Castelnuovo don Bosco, Passerano e Moncucco, anche se si è osservata qualche sporadica presenza in altre zone del Piemonte. Testimonianze orali locali asseriscono che nel XIX secolo erano coltivate in questa zona, oltre a Bonarda, Freisa, Nebbiolo, Moscato nero e Cari, anche una Malvasia bianca e una nera, o meglio rosa. In quest’ultima va riconosciuta l’attuale Malvasia di Schierano (Dell’Olio e Malfatto, 1964), con un grappolo di media lunghezza, mentre con il nome di Moscato nero ci si riferiva alla cultivar in seguito definita Malvasia nera lunga e con questo nome iscritta nel Registro delle Varietà solo in tempo recenti.