Se è vero che, per quanto ad oggi noto, la presenza in Piemonte di uve Malvasie è attestata dal 1468, anno in cui negli statuti di Mondonio (ora comune di Castelnuovo Don Bosco, Asti) si fissano le pene per quanti avessero rubato le uve di “moscatelli, rinasii, vernace [...] et marvaxie”, è anche vero che verosimilmente quella disposizione si riferisse a Malvasie a bacca bianca, considerando che le altre varietà citate sono appunto ad uva bianca. Bisogna giungere alla fine del 1700 per trovare il primo riferimento certo ad una Malvasia nera in Piemonte (Nuvolone,1798). Considerando però la presenza nella regione di altre omonime Malvasie a bacca colorata, è difficile stabilire con certezza a quale di queste cultivar il conte Nuvolone si riferisse. Numerose Malvasie nere (“agglomerata”, “piccola”, “rara”, “oblunga”) sono coltivate infatti secondo il conte De Cardenas, corrispondente di Giuseppe Acerbi (1825), nel territorio di Valenza Po. La “Malvasia nera” o “di Casale” ad uva aromatica tratteggiata a fine Ottocento da Demaria e Leardi sulla base di campioni provenienti da Alessandria e da Nizza Monferrato (1875) potrebbe in realtà corrispondere alla Malvasia di Casorzo, la cultivar base dell’omonimo vino DOC aromatico prodotto in un’area situata tra Asti e Casale Monferrato.
Per quanto riguarda la Malvasia nera lunga, essa è coltivata insieme alla Malvasia di Schierano nel circondario di Schierano, Passerano e Castelnuovo don Bosco (Asti), e solo nel 2002 a seguito della sua dettagliata caratterizzazione e valutazione è stata iscritta nel Registro Nazionale delle Varietà. Testimonianze orali locali asseriscono che nel XIX secolo erano presenti in questa stessa zona, oltre a Bonarda, Freisa, Nebbiolo e Cari, anche una Malvasia nera (o meglio rosa), in cui va probabilmente riconosciuta l’attuale Malvasia di Schierano che ha grappolo di media lunghezza e spargolo, ed un Moscato nero, caratterizzato da un grappolo alquanto lungo. E’ verosimilmente questa cultivar che fu in seguito definita Malvasia nera lunga per via della forma del grappolo allungato. Il progresso nelle tecniche di filtrazione e stabilizzazione dei vini consentì l’espansione delle superfici impiantate con la cultivar a grappolo lungo, più rustica e produttiva, i cui vini stentavano a illimpidire naturalmente (cav. Bertello, comunicazione personale).
La descrizione di riferimento della Malvasia nera lunga è riportata in Schneider et al., 2006.