E’ ancora il dott. Gatta, preziosa fonte d’informazioni storiche sui vitigni canavesani e aostani, a descrivere brevemente un Ner d’ala tra i vitigni della Valle d’Aosta nel 1838 e, sempre nella stessa opera, una Vernaccia. Dalle brevi annotazioni fornite risulta difficile stabilire se si trattasse del vitigno qui descritto, che secondo Moriondo (1999) è stato recuperato nella bassa Valle d’Aosta con il nome di Vernassa, Gros vien e Ner d’ala, e nella vicina zona di Carema e alto Canavese con quello di Vernaccia, Neretto dal peduncolo rosso (Neirét dal picul ros), Verdese (Verdès), nel Biellese come Uva di Biella e sulla collina torinese a sud di Chivasso (Castagneto Po) con quello di Proviné (localmente Pruiné) (Schneider et al., 2006).
Il Ner d’ala, ci informa di Rovasenda (1877), era stato incluso nell’”Ampelografia subalpina” redatta da Bonafous insieme ad un disegno (opera e illustrazioni purtroppo perdute) mentre il Proviné, sempre a detta del di Rovasenda, “era un vitigno assai robusto,…molto adatto ai pergolati, ….(con uva) di lunga conservazione, da mensa e da vino”, caratteri che assai bene si adattano al vitigno che qui trattiamo.
Il nome di Ner d’ala, che è quello adottato per l’iscrizione di questa cultivar nel Registro delle Varietà, deriva probabilmente dal fatto di presentare spesso il grappolo un grappolino secondario ben sviluppato, un’ala appunto.