La prima citazione conosciuta risulta essere quella di Giovanni Eandi, autore della “Statistica della Provincia di Saluzzo” (1835), secondo il quale il vitigno era diffuso nel fondovalle della Val Varaita, sulle colline di Costigliole, Verzuolo, Saluzzo, Pagno e Castellar e nella pianura saluzzese.
Nel Saggio di Giuseppe di Rovasenda (1877), la Bubbia viene definita “eccellente uva nera, di perfetta conservazione per l’inverno, da mensa e da torchio”.
Nell’opera di Viala e Vermorel (1901) della Bubbia si fa una succinta descrizione solamente nel Dictionnaire, il settimo volume dedicato agli indici e alle varietà cui non è stata dedicata una monografia; in questa occasione la si indica ormai come uva da tavola ed è forse questa caratteristica duplice attitudine che ha fatto declinare l’interesse per questa varietà, di cui non esistono descrizioni moderne.