Anche se somigliante per i caratteri ampelografici al Teinturier du Cher, un vecchio vitigno distinto dagli ampelografi ottocenteschi in “maschio” e “femmina” (Roy-Chevrier, 1902), che dal Centro della Francia si diffuse un po’ ovunque in Europa, la cultivar qui descritta, anch’essa a polpa colorata, ne è distinta come confermato anche da analisi genetiche. Risalire all’effettiva rispondenza di questa cultivar con i numerosi Tintori, Tintorelli, Tintorini, Uve da colore (e ancora Tenjìn, Tenjurìn o Teinjuràn delle parlate locali) citati in molti testi ampelografici del passato è impossibile. Si tratta sempre di uve a polpa colorata, dalla dotazione di pigmenti talora elevatissima, che servivano a colorare i vinelli scarichi di colore prodotti in zone climaticamente poco favorevoli o per sovra-produzione. Quanto però ci sentiamo di affermare è che la varietà che qui trattiamo, di origine sconosciuta, è sicuramente distinta e probabilmente più antica di tutti i vitigni tintori selezionati dai primi decenni dell’Ottocento ad opera di Luis ed Henry Bouschet (tra cui Petit Bouschet ed Alicante Henry Bouschet sono i più noti), come pure degli incroci interspecifici a polpa colorata comparsi in seguito e diffusi in Italia se pure sporadicamente (come Jacquez, Seibel 1077, Seibel 1020, ecc.).