Il Mendola (1868) cita una Nocera amara niura, una Nocera bianca ed una nera ed afferma: “ i Nieddi, le Nieddere, i Paschali di Sardegna, i Negri dolci e amari del Napoletano, i Niureddi o Nerelli e le Nocere Nere di Sicilia mostrano grande affinità e dietro più mature osservazioni sarò costretto a consertarli in un unico gruppo.” Il vitigno è riportato nell’Ampelografia di Pulliat e Mas (1874-79) come Nocera dè Catania e gli Autori affermano che è conosciuto in Francia con i sinonimi Barbe du Sultan ed Extra fertile Suquet. Alcune fonti riportano che il vitigno sia stato importato in Calabria agli inizi del 1700, anche se in realtà andrebbe chiarito se non si tratti del vitigno Magliocco dolce, con il quale viene spesso confuso (Schneider et al., 2008). Di Rovasenda (1877) cita una Nocera bianca o Carricante, una Nocera niura Amara, ed una Nocera nera coltivata a Milazzo, senza miscela di altri vitigni. E’ tra i pochissimi vitigni Siciliani riportato nell’opera di Viala e Vermonel (1901), che affermano che è molto difficile tracciare la storia di questo vitigno, per la quasi totale assenza di indicazioni certe, ma che in ogni caso è fuor di dubbio che si tratta di un antico vitigno della Sicilia, molto probabilmente originario della provincia di Messina. Frojo (1871) fra le uve più importanti coltivate in Sicilia cita il Nocera bianco o Carricante bianco e il Nocera nero o Carricante nero che definisce “uva abbondante ma più aspra e bucciosa dei Nerelli”. Nel Catalogo dei vitigni coltivati in Provincia di Palermo (1881) vengono riportati il Nocera e la Nucera nera. In una nota (1883) relativa ai risultati di uno studio condotto in Francia sulla resistenza dei vitigni europeialla fillossera, il Nocera risultatra i pochi vitigni Italiani saggiati. Nell’Annuario Generale per la Viticoltura e l’Enologia (1892) il Nocera è definito come uno dei vitigni più apprezzati per la qualità dei vini che produce. Ottavi (1885) inserisce Il Nocera tra i vitigni italiani a bacca nera più importanti.Nel volume “Notizie e Studi intorno ai vini e alle uve d’Italia” (1896) si riporta il Nocera coltivato nella provincia di Messina e poco in quella di Catania. Cuppari (1900) afferma “…. tra quelli ad uva violacea vanno menzionati il Nocera in provincia di Messina ove produce il famoso vino del Faro e nella pianura di Milazzo ove produce uno dei più poderosi vini da taglio”. Paulsen (1905) descrivendo la viticoltura e l’enologia della provincia di Messina afferma: ”il Nocera è il vitigno più diffuso nella zona di produzione del Faro. Nel territorio di Milazzo difficilmente a questo vitigno se ne aggiungono altri e ciò per il pericolo che questi possano portare una riduzione di colore. Si fa eccezione solo per qualche vite di Nerello cappuccio e di Nocerone, quest’ultimo utilizzato d’ordinario per il consumo diretto. ….., i Viticultori stanno cercando di sostituire al Nocera un vitigno che meglio si adatta alle esigenze dell’attuale commercio”. Sannino (1920) nella nota“ Di alcuni problemi di enologia e della loro soluzione ampelografica” dice: “…così in Sicilia volendo vini ricchi di acidità con schiuma rossa, si può ricorrere alla vinificazione dell’uva di Nocera, il vitigno classico della zona di Barcellona e di Milazzo e diffuso nel resto della provincia di Messina e in quella limitrofa di Catania”. Carpentieri (1922) descrive il Nocera e dice che è diffuso nella Piana di Milazzo per li produzione di vini da taglio fra i migliori Italiani e nella zona del Faro per la produzione dei vini del Faro, capaci di migliorare con l’invecchiamento. Manaresi (1947) fra le 21 varietà italiane a bacca nera che ritiene le più degne di considerazione, inserisce il Nocera.