Il Perricone è un vitigno di antica coltivazione, descritto per la prima volta da Nicosia (1735). Nel catagolo del Mendola (1868) è riportata la varietà Piricone per vino, mentre il Di Rovasenda (1877) elenca un Piricone e un Piricone nero della Sicilia e un Perricone nero indicata come uva Siciliana e del Vesuvio. E’ riportato da Acerbi (1825) nell’elenco delle viti della Sicilia ossia dei contorni di Palermo. Nel Catalogo Ampelografico per la Provincia di Palermo (1880) sono riportati due varietà: laPerricone o Piricune bianca e nera. A fine ‘800 era il vitigno a bacca nera più diffuso nelle province di Palermo e Trapani (Nicolosi, 1869; Bollettino Ampelografico, 1883). E’ indicato come unico vitigno a bacca nera presente nei vigneti del cav. Striglia, in agro di Partinico, ed utilizzato per la produzione degli importanti vini Tousamira (1890), giudicati dal Console generale d’Inghilterra a Palermo fra i principali vini siciliani di sicuro e proficuo collocamento nel mercato inglese. Lo si trovava ampiamente coltivato anche nelle zone di Caltanissetta e Agrigento rispettivamente con il sinonimo di Tuccarino di Catania e Nerello Cappuccio (Paulsen, 1905). E’ il caso di evidenziare che il Cupani (1696) descrive una varietà chiamata volgarmente Tuccarinu con acini globosi, neri caduchi nerissimi e dolcissimi. Paulsen (1934) afferma che il Perricone è fra le uve nere, il vitigno più diffuso in tutta la provincia di Palermo e che nelle zone di collina e di montagna è coltivato quasi sempre promiscuo ad altre uve nere e bianche per la produzione di vini cerasuoli, mentre in diverse località di pianura coltivato da solo se ne ottengono dei buoni vini da mezzo taglio e da consumo diretto; l’Autore conclude che la scelta delle varietà di pregio per la Provincia di Palermo potrebbe limitarsi a tre solamente e cioè Catarratto e Inzolia per le uve bianche e Perricone per quelle nere. Il Perricone è tra i pochi vitigni Siciliani riportati nell’Ampelografia Universale di Viala e Vermonel (1901). Nella prima metà del ‘900 subisce una forte contrazionenella provincia di Trapani forse a causa delle difficoltà di comportamento riscontrate con alcuni portinnesti come segnalato dal Paulsen (1934) che afferma che la produzione di vini neri ha una importanza trascurabile nella Provincia di Trapani e che il Pignatello sinonimo del Perricone della Provincia di Palermo con il quale si ottiene il vino nero, dà sempre luogo a scarse produzioni. Il Murania (1911), comunque, lo riporta con il sinonimo Pignatello come il più importante vitigno a bacca nera coltivato nell’agro di Castelvetrano. Il sinonimo ‘Pignatello’ sembra derivare dalle “pignatidare”, le terre rosse alluminose del Trapanese, così chiamate perché impiegate per la fabbricazione delle pignatte da cucina, particolarmente vocate per la coltivazione di questa cultivar (Pastena, 1971). Recenti studi genetici (Di Vecchi Staraz et al., 2007, This et al., 2007), ipotizzano una relazione genitore-figlio con il Sangiovese, mentre Carimi et al. (2010) attraverso indagini di biologia molecolare, indicano come, anche questo vitigno, sia frutto del libero incrocio tra Sangiovese ed un altro vitigno, attualmente ancora ignoto.