Lambrusco salamino: informazioni generali

informazioni generali gestite da Dipartimento di Scienze della Vita - Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia
come citare questa fonte Sgarbi E., Antonelli A., Bignami C., Imazio S., Masino F., Matrella V., Montevecchi G., Olmi L., Vasile Simone G., 2015. Lambrusco salamino. In: Italian Vitis Database, www.vitisdb.it, ISSN 2282-006X
ringraziamenti Fondazione Ager, Istituto A. Zanelli (RE)
informazioni botaniche
nome
Lambrusco salamino
tipo di origine
spontanea
specie
Vitis vinifera
gruppo di varietà
Neutre
genere
Vitis
sottospecie
sativa
vitigno da
vino
codice
IVD-var_120
registrazione
iscritto al Registro Nazionale delle Varietà di Viti
si
codice
120
nome ufficiale
Lambrusco salamino N.
sinonimi
nessun sinonimo disponibile per Lambrusco salamino
cloni omologati (10)
immagini
  • germoglio
    germoglio
  • germoglio pagina superiore
    germoglio pagina superiore
  • germoglio pagina inferiore
    germoglio pagina inferiore
  • gemma
    gemma
  • foglia
    foglia
  • foglia pagina superiore
    foglia pagina superiore
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    foglia pagina inferiore
  • seno peziolare
    seno peziolare
  • fiore
    fiore
  • grappolo
    grappolo
  • acino
    acino
  • vinacciolo
    vinacciolo
Riferimenti storici

Notizie storiche

Il Lambrusco salamino, il cui nome fa riferimento alla forma cilindrica e serrata del grappolo che ricorda un piccolo salame, è presente almeno dalla metà del XVIII° secolo nei territori di Modena e Reggio Emilia.

Piergiovanni Paltrinieri, infatti, nella seconda metà del Settecento inserisce la “Salamina” in un manoscritto inedito “le uve che si trovano nel Carpigiano oltre le descritte nel Baccanale de’ vini Modenesi”, il cui contenuto viene poi pubblicato da Maini un secolo dopo (Maini, 1851). Le parole di Paltrinieri descrivono bene il Lambrusco salamino; “è uva Lambrusca: ha i grani simili alla Sabina, ma fitti e ammassati: ha il grappoletto lungo circa un dito, ed è tanto grosso nel principio come nella fine. Ha la corteccia assai sottile, di color poco nero, ed il mosto cristallino”.

Bertozzi nel 1840 lo inserisce nel lungo elenco dei vitigni coltivati nel Reggiano col nome dialettale di "Imbrusca salamèina", catalogandolo nel gruppo delle 'Viti di uve di colore coltivate nei campi. Uve scelte per i migliori vini di commercio” ed esprimendo così un giudizio molto positivo.

È citato anche da Galloni (1847) e descritto dal cavaliere Francesco Aggazzotti (1867).

Ramazzini nel 1885, deplorando la confusione varietale, rivolge le sue attenzioni “ pelle uve che godono le simpatie dei viticultori e che pare stiano contendendosi la palma della preferenza: il Lambrusco Sorbara e il lambrusco salamino.” Del Lambrusco salamino loda la robustezza e la produttività superiore a quella di tutti i vitigni della provincia, ma ne vede l’uso solo per un prodotto da taglio. Ramazzini ritiene che il vitigno presenti variabilità al suo interno e distingue tre tipi differenti per caratteri morfologici e con diversa produttività, sensibilità all’oidio e adattabilità a diverse pedoclimatiche: tenero, a foglia rossa e a foglia verde, quest’ultimo superiore per produttività e rusticità.

 

 

Nella lista di nomi dialettali di piante reggiane e del corrispettivo italiano il Casali (1915) riporta  l’“òva  lambruschîn Salamèin”, con il sinonimo di “lambrósch di fréèe” e “lambruschîn  éd Rìí” (lambrusco Salamino), e “òva  lambruschîn Salamèin ed Rubéra” (Lambrusco Salamino di Rubiera), forse a rappresentare una variabilità di caratteri di viti e uve.

 


 

 

diffusione & variabilità

Il Lambrusco salamino è coltivato in Emilia Romagna e, marginalmente, in Lombardia. In Emilia Romagna oltre 1600 ha, pari al 21% della superficie vitata provinciale, sono presenti in provincia di Reggio Emilia (anno 2012), dove rappresenta il secondo vitigno per importanza dopo Ancellotta. È diffuso soprattutto nei comuni di Correggio, San martino in Rio e Rio Saliceto, nelle aree di pianura al confine con il Modenese.

Nel territorio di Modena è il primo vitigno per superficie coltivata, che, con 2.900 ha,  rappresenta il 39% della superficie a vite della provincia, dove è  presente soprattutto nei Comuni di Carpi, Soliera e Novi.

Dal 1969 ad oggi sono stati selezionati e iscritti al Registro nazionale delle varietà 10 cloni.

 

Si adatta bene a climi continentali e, mediato dal portainnesto, a qualsiasi tipo di terreno, prediligendo quelli di medio impasto e argillosi con media fertilità. La produzione è buona e costante e la potatura più idonea è quella corta, essendo dotato di ottima fertilità delle gemme basali. La tolleranza a peronospora e oidio è media. È sensibile al mal dell’esca. È soggetto alla spaccatura degli acini, per effetto della reciproca compressione, di piogge nelle fasi finali della maturazione, ma anche di eccessivi apporti di acqua e azoto; ciò predispone i grappoli di lambrusco salamino all’attacco di botrite e di marciume acido, soprattutto in annate ad alto rischio di infezione (Bulgarelli et al., 2010).

 

 

utilizzazione tecnologica

Le uve di Lambrusco salamino vengono destinate alla vinificazione. Nel Modenese se ne ottiene il vino D.O.C. “Lambusco salamino di S.Croce”, in cui è presente almeno per il 90%, e rientra nella D.O.C. “Lambrusco di Sorbara”, in misura inferiore o pari al 40%.

A Reggio Emilia è utilizzato soprattutto per la produzione del vino Reggiano D.O.C. “Labrusco salamino”, in cui è presente almeno per l’85%, e nella D.O.C. “Reggiano Lambrusco”, dove rappresenta uno dei più importanti vitigni per la realizzazione di tale tipologia insieme al Lambrusco Marani. I limiti territoriali di queste due tipologie D.O.C. sono riportate in figura 5; i comuni del comprensorio del “Lambrusco salamino” D.O.C. rappresentano la zona reggiana in cui tale varietà è storicamente diffusa e vocata alla sua coltivazione.

 Il vino è molto colorato, mediamente alcolico, profumato e gradevolmente vinoso, fresco, fruttato, leggermente tannico ed è adatto ad essere consumato giovane.

 

bibliografia (9)
autori anno titolo rivista citazione
Aggazzotti F. 1867 Catalogo descrittivo delle principali varietà di uve coltivate presso il csa. Avv. Francesco Aggazzotti del Colombaro. Tipografia di Carlo Vincenzi, Modena.
Bertozzi V. 1840 Viti della provincia di Reggio manoscritto, Reggio Emilia
Bulgarelli E., Meglioraldi S., Sgarbi E., Storchi M., Bignami C. 2010 Diradamento chimico del grappolo di Lambrusco salamino [tatus Hortus 17 (Suppl. n. 3): 42-48
Casali C. 1915 I nomi delle piante nel dialetto reggiano. Atti del Consorzio di Reggio Emilia n.1. Tipografia Bondavalli. Reggio nell’Emilia. 126 pp.
Cosmo I., Polsinelli M., Comuzzi A., Sardi F., Calò A. 1962 Lambrusco salamino in Principali vitigni da vino in Italia. Volume II
Galloni A. 1847 Delle varietà di viti da coltivarsi nella Provincia di Reggio per far vino da vendersi all’estero. Discorsi letti il 21-5-1847 nell’adunanza pubblica della Società d’agricoltura in Reggio, Reggio Emilia.
Maini L. 1851 Catalogo alfabetico di quasi tutte le uve o viti conosciute e coltivate nelle provincie di Modena e Reggio secondo i loro nomi volgari. Tipografia Moneti e Pelloni, Modena
Meglioraldi S., Ruffa P., Raimondi S., Storchi M., Torello Marinoni D., Vingione M., Boccacci P., Schneider A., 2013 Conoscere il patrimonio viticolo per tutelarlo L'Informatore agrario. 23:50-54
Ramazzini E. 1885 I lambruschi di Sorbara e salamino Modena
aggiornamento 21/01/2017 08:02:47 (7 anni fa)