Iscritto al Registro nazionale delle varietà dal 1970, il Lambrusco di Montericco è coltivato su 277 ettari in provincia di Reggio Emilia, pari allo 0.38% della superficie a vigneto (dati 2012).
Non ha attualmente alcun clone riconosciuto, anche se esiste una variabilità interna di caratteri fenotipici, che ha spinto ad analizzare il profilo microsatellite di diverse accessioni da (Meglioraldi et al., 2013)). Anche le accessioni inserite nel database differiscono per produttività, allegazione e resistenza a stress biotici e abiotici.
L’analisi di 20 loci microsatellite ha rivelato come il Lambrusco di Montericco condivida con Uva Tosca un allele per ognuno dei loci esaminati, ad indicare una possibile relazione di parentela di primo grado (Boccacci et al. 2005).
Il Lambrusco di Montericcco è vitigno vigoroso. Nel corso del progetto le osservazioni fenologiche e di morfologia fiorale hanno consentito di rilevare come questo vitigno presenti fiori fisiologicamente femminili (Sgarbi et al., 2013 a; Sgarbi et al., 2013 b), mentre la scheda di Cosmo et al. (1962) riportata nel catalogo nazionale delle varietà di vite, descrive il fiore come ermafrodita regolare. Una indagine condotta ad hoc nel corso del progetto ha però consentito di riscontrare tale carattere sia nelle accessioni coltivate in tre vigneti reggiani, sia nelle piante in collezione nel campo catalogo di Susegana. Una revisione della descrizione ampelografica ufficiale per questo carattere è quindi necessaria.
Nonostante questa caratteristica fiorale, nei vigneti reggiani polivarietali il Lambrusco di Montericco presenta generalmente una produttività buona e costante e grappoli piuttosto compatti.
I terreni più adatti sono quelli di collina e pedocollinari, di media fertilità. La buona fertilità delle gemme basali consente di adottare abbondante e costante, la potatura corta è la più adatta. Non presenta esigenze rispetto al clima. Ha una buona tolleranza verso le crittogame, nella norma la resistenza alle avversità climatiche. Può andare soggetta ad acinellatura e colatura, che in buona parte da attribuirsi alla sterilità maschile dei fiori, che rende importante l’impollinazione.