Le uve di Negro Amaro sono utilizzate esclusivamente per la vinificazione.
Una caratterizzazione del mosto evidenzia 238 g/L di zuccheri, 7,88 g/L di acidità totale, pH pari a 3,38, 6,73 g/L di acido tartarico e 2,58 g/L di acido malico. Tra le antocianine prevale la malvidina (35,3%), seguita dalle forme cumarate (22%) e da petunidina e delfinidina (rispettivamente 15,3% e 15,2%); presenti in piccole percentuali cianidina, peonidina e forme acilate (Lovino et al., 2006).
Come riportato da de Palma e coll. (2010), l’uva è molto ricca in resveratrolo, acidi fenolici e antociani. La composizione delle bucce mostra mediamente i seguenti valori: polifenoli totali 1.500 mg di (+)catechina kg-1 uva, flavonoidi totali 700 mg di (+)catechina kg-1 uva, antociani totali 1.000 mg di malvidina monoglucoside kg-1 uva, proantocianidine 1.100 mg di cianidina cloruro kg-1 uva.
Una ricerca sugli effetti delle tecniche di diradamento fogliare eseguito all'allegagione ha evidenziato che, concentrando l'operazione nella facia dei grappoli si migliora il contenuto in antociani, l'intensità di colore del vino e si aumentano i sentori di fragola, pesca, ciliegia e pesca, mentre, distribuendo l'operazione lungo la superficie della chioma si migliora il contenuto totale in flavonoidi e proantocianidine, l'equilibrio complessivo del vino e si aumentano i sentori di menta, alloro e vaniglia (de Palma et al., 2011).
Nei decenni passati, quando la Puglia enologica era conosciuta per la produzione e per la commercializzazione di vini da taglio, il Negroamaro, era richiesto dalle grandi aziende del Nord Italia, per rinforzare i loro vini, dato il sup elevato contenuto zuccherino e di sostanze coloranti.
Nell'attualità, le uve di Negroamaro sono vinificate sia in purezza, per la produzione di vini rossi e di vini rosati, sia in uvaggio, prevalentemente con Malvasia nera di Brindisi/Lecce e con Montepulciano. L'uvaggio con Malvasia Nera, dal sapore più morbido e vellutato, è tradizionale nella produzione dei vini salentini.
Le caratteristiche enologiche delle uve di Negro Amaro, come la discreta dotazione di acidità titolabile che conferisce al vino freschezza e l'intensità colorante, sono alla base della sua utilizzazine anche per la produzione di vini rosati. Nel 1943, a Salice Salentino, fu prodotto il primo vino rosato italiano in bottiglia (il Five roses, azienda Leone de Castris). La produzione di vini rosati in Puglia è tradizionale e si riaggancia ad antiche tecniche, greche e romane, di ottenimento di vini “lacrima” da mosti spillati, senza macerazione a contatto con le bucce, da uve raccolte in sacco o da grappoli lasciati all’autocompressione.
Il Negro Amaro è stato inserito in 14 DOC pugliesi (Alezio, Brindisi, Copertino, Galatina, Gioia del Colle, Leveranno, Lizzano, Matino, Nardo', Negroamaro di Terra d'Otranto, Rosso di Cerignola, Salice Talentino, Squinzano, Terra d'Otranto) oltre che nelle sei IGT della stessa regione nelle IGT Basilicata e Terre degli Osci (Molise).