Retica: informazioni generali

informazioni generali gestite da Dipartimento di Scienze della Vita - Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia
come citare questa fonte Bignami C., Imazio S., Matrella V., Meglioraldi S., Vasile Simone G., 2015. Retica. In: Italian Vitis Database, www.vitisdb.it, ISSN 2282-006X
informazioni botaniche
nome
Retica
tipo di origine
spontanea
specie
Vitis vinifera
gruppo di varietà
Neutre
genere
Vitis
sottospecie
sativa
vitigno da
vino, tavola
codice
IVD-var_190
registrazione
iscritto al Registro Nazionale delle Varietà di Viti
no
sinonimi
nessun sinonimo disponibile per Retica
cloni omologati
immagini
  • germoglio
    germoglio
  • foglia
    foglia
  • grappolo
    grappolo
Riferimenti storici

La Retica è una varietà di vite a duplice attitudine presente nel territorio di Reggio Emilia.

Non è per ora noto se vi possa essere un legame tra l’attuale Retica del Reggiano e l’antica uva Raetica. citata da Virgilio nelle Georgiche (70-19 a.C.) e da Plinio il Vecchio (23-79 a.C.), che nella Naturalis Historia  individua il territorio di Verona come area di origine del vitigno. La ricerca condotta da Vouillamoz et al. Nel 2007 non ha infatti incluso il profilo genetico della Retica reggiana nel confronto.

La Retica dovrebbe corrispondere alla  Gradesana del Modenese, descritta dal Caula e dal Paltrinieri a metà del ‘700 (in Maini, 1851). Questa sinonimia è avvalorata dall’Aggazzotti (1867), che riporta nel suo catalogo la Gradesana, con i sinonimi Gradsana, Uva retica, Redgha. Anche Casali (1915) riporta il nome reggiano òva  Rèdga, di cui indica Retica o Gradesca come corrispondenti nomi italiani e, come sinonimo reggiano, òva gradsana (corrispondente nome italiano  Gradigiano bianco o Graticciana bianca). Tuttavia Molon (1906) mette in dubbio che la Gradesana di Modena sia l’uva Retica, che egli ritiene più simile alla Luglienga.

Caula a metà del XVIII secolo descrive la Gradesana come una vite dall’uva qualitativamente poco valida per la vinificazione, anche se Paltrinieri, nella stessa epoca, ne corregge il giudizio negativo (Maini, 1851). Parere favorevole sulle potenzialità enologiche della Retica esprime anche, agli inizi del XIX secolo, Giulio Cesare Cani, che nella Lettera 12 “Della coltivazione delle viti” distingue "due sorta di Rediga" e afferma che “la più grossa è assai bona da mangiare, fornisce molto mosto ed un vino buono” (Cani, in Società agraria di Reggio Emilia, 2013).  La presenza di due tipologie di Retica era nota già da oltre un secolo: Filippo Re infatti nel 1805 già scriveva di una Redga grossa bianca e di una Redga piccola bianca, distinzione fatta in seguito anche da Bertozzi (1840), che tra i suoi 110 vitigni reggiani elenca due tipologie di  Redga,  la Redga e la Redga grossa.

Aggazzotti (1867) descrive la Gradesana (Gradsana, Uva retica, Redgha) come una vite “di facilissima e ordinaria  coltivazione, molto estesa nella provincia, specialmente nelle ville della bassa pianura” e riporta i suoi tratti distintivi: grappolo grande, voluminoso, a piramide tronca allungata…acino grande, sferico, trasparente”. Secondo Aggazzotti è uva “mangereccia” di ‘insigne merito’ per il sapore dolce, “tanto migliore quanto più lungo il tempo di sua prolungata conservazione” e per la possibilità di conservarla fino a primavera avanzata. Egli ne descrive anche il sugo abbondante, dolce, in aromatico, l’uso dell’uva per la vinificazione, dopo appassimento, e anche i tentativi di produrre un succedaneo dello Champagne.

“Le uve e i vini della provincia di Reggio Emilia”, scritto dal Fascetti nel 1913, riporta tra i principali vitigni bianchi coltivati in zona le Retiche o grassane, il Trebbiano, la Spergolina e l’Occhio di gatto. Nel 1922, Franceschini e Premuda citano la Retica tra i vitigni ad uva bianca che caratterizzano la piattaforma ampelografica del territorio di Reggio Emilia, insieme a Dolciola, Trebbiano e Durella.

diffusione & variabilità

Nel Reggiano la Retica è molto rara ed è ritenuta un vitigno a rischio di estinzione (Meglioraldi, 2012). Le piante in collezione presso l’Azienda agraria dello Zanelli derivano da piante coltivate a Scandiano, una delle aree, con Albinea e Casalgrande, dove la Retica era maggiormente diffusa all’inizio del ‘900 (Rossi, 1928).

Non sono attualmente disponibili informazioni sulla presenza delle due diverse tipologie  di cui riferiscono Filippo Re e Bertozzi nel XIX secolo.

utilizzazione tecnologica

Come riportato nelle notizie storiche, l’uva si prestava a una lunga conservazione invernale per il consumo da mensa, e alla vinificazione, in uvaggi con altri vitigni e anche per la produzione di vini passiti . Data l’attuale rarità sul territorio, non vi è oggi un uso dell’uva Retica e le caratteristiche enologiche non sono ancora state oggetto di valutazione.

bibliografia (8)
autori anno titolo rivista citazione
Aggazzotti F. 1867 Catalogo descrittivo delle principali varietà di uve coltivate presso il csa. Avv. Francesco Aggazzotti del Colombaro. Tipografia di Carlo Vincenzi, Modena.
Bertozzi V. 1840 Viti della provincia di Reggio manoscritto, Reggio Emilia
Casali C. 1915 I nomi delle piante nel dialetto reggiano. Atti del Consorzio di Reggio Emilia n.1. Tipografia Bondavalli. Reggio nell’Emilia. 126 pp.
Franceschini A., Premuda V. 1922 L’organizzazione della produzione. Il contadino. Giugno.
Maini L. 1851 Catalogo alfabetico di quasi tutte le uve o viti conosciute e coltivate nelle provincie di Modena e Reggio secondo i loro nomi volgari. Tipografia Moneti e Pelloni, Modena
Meglioraldi S. 2012 La biodiversità viticola reggiana. In: Arca Regia, piante e animali dell’agrobiodiversità reggiana. Provincia di Reggio Emilia. Compograf (RE).
Rossi E.U. 1928 L'economia reggiana Reggio Emilia, Tip. Off.Graf.Reggiane
Vouillamoz J.F., Schneider A., M. Grando S. 2007 Microsatellite analysis of Alpine grape cultivars (Vitis vinifera L.): alleged descendants of Pliny the Elder’s. Raetica are genetically related Genetic Resources and Crop Evolution 54:1095–1104 . DOI 10.1007/s10722-006-9001
aggiornamento 16/02/2017 15:55:42 (7 anni fa)