L'Orsolina viene citata da Filippo Re (1800) tra le varietà delle aree montane del Reggiano, che perlustra e di cui descrive l'agricoltura della fine del XVIII secolo.
Acerbi (1825) riporta una descrizione piuttosto dettagliata di una Ua orsolina tra le varietà della provincia di Brescia, le cui caratteristiche corrispondono in buona parte all’odierna Orsolina: “Avente foglie trilobate, unicolorate, verdi chiare, lanuginose, piuttosto piccole, dentellate regolarmente, con un picciuolo roseo. Gli acini hanno un color bruno, sono di figura rotonda, di grossezza un po’ ineguale: il loro fiocine è forte ed è provveduto di discreta quantità di materia colorante. I vinaccioli non superano il numero di due. Il grappolo dell’orsolina è fitto. Matura che sia bene quest’uva non è di sapor ingrato. Piccoli sono gli acini. Essa non dà vino gran fatto buono; lo dà buono qualora sia appassita. Il frutto si conserva egregiamente”.
Successivamente, Casali (1915) inserisce l'"Ova orslina" tra i nomi di varietà di vite del dialetto reggiano, senza riportarne, contrariamente alla maggior parte delle altre varietà, il nome italiano, a testimoniare un uso prevalente, se non esclusivo del nome dialettale.
Attualmente di questa varietà sono stati reperiti due soli esemplari nelle colline di Reggio Emilia, che sono stati propagati al fine di una loro conservazione e valutazione.