Verdea: informazioni generali

informazioni generali gestite da Istituto per la Protezione Sostenibile delle Piante - CNR
come citare questa fonte Raimondi S., Ruffa P., Schneider A., 2019. Verdea. In: Italian Vitis Database, www.vitisdb.it, ISSN 2282-006X
ringraziamenti Regione Piemonte
informazioni botaniche
nome
Verdea
tipo di origine
spontanea
specie
non disponibile
gruppo di varietà
Neutre
genere
non disponibile
sottospecie
non disponibile
vitigno da
vino, tavola
codice
IVD-var_476
registrazione
iscritto al Registro Nazionale delle Varietà di Viti
si
codice
251; 532
nome ufficiale
Verdea B.
sinonimi
cloni omologati
immagini
  • germoglio
    germoglio
  • foglia
    foglia
  • grappolo
    grappolo
Riferimenti storici

La Verdea, che nulla a che fare con la Verdeca pugliese, ha nell’Uva di San Colombano (o semplicememnte Sancolombana) e nella Paradisa due suoi tipici sinonimi, verificati anche in tempi recenti. Il trecentesco Francesco Sacchetti, nella novella CLXXVII del suo Il Trecentonovelle (1399), cita diverse uve tra cui le “sancolombane”. Una San Colombano (così come una Paradisa) sono anche raffigurate nei grandi dipinti del primo ‘700 dedicati alle uve toscane da Bartolomeo Bimbi. Anche il toscano Soderini (1600) parla sia di San Colombana che di Paradisa, ma dalle brevi note che riporta non è possibile capire a quali varietà egli si riferisca. Accenna poi all’uva Bergo “che fa la Verdea”.

Trinci (1763) mette la Verdea (o Bergo) tra le uve “di guscio gentile”, e la descrive ad acini tondi, quindi sembrerebbe non riferirsi alla varietà qui trattata che ha invece bacche ellittiche.

La Verdea descritta da Bramieri (1793) per il Piacentino ben corrisponde invece alla nostra. Lo stesso autore la dice forse uguale a quella del Milanese, probabilmente riferendosi al commentatore milanese del Mitterpacher (1784), il quale però riporta una Verdese (non una Verdea), che dice essere forse la Verdea dei Toscani, e di cui fa soltanto accenno all’acino allungato, informazione troppo scarna per riconoscere sicuramente la varietà.

Demaria e Leardi (1875) descrivono come Verdea un vitigno diverso (proveniente da Castelceriolo e dall’Alessandrino), con pagina inferiore glabra, grappolo cilindrico, compatto e acini ellissoidali. Quella descritta da Giulietti (1884) per l’Oltrepò pavese è invece perfettamente corrispondente alla nostra.

Molon (1906) disserta soprattutto sulla sinonimia Verdea-Paradisa senza giungere ad una conclusione (anche se tende correttamente ad ammetterla dicendo che L. Pirovano e Zago la affermavano), mentre considera la Verdea d’Arcetri (o Bergo) un vitigno distinto. Lo specimen che descrive, tuttavia, differisce dalla nostra per il seno peziolare a U a base molto larga, i seni superiori a base “allargatissima” e per il raspo verde.

Da quanto esposto si può dedurre che nel passato si intendesse con il nome di Verdea vitigni distinti, mentre una descrizione moderna corrispondente alla varietà qui descritta è quella fatta da Cosmo e Forti (1962).

Va ricordato, infine, che esiste un’omonima Verdea tra i vitigni coltivati in Romania, nettamente distinta dalla presente, e che anche il vino Verdea, tipico dell’isola greca di Zante, non è prodotto con le uve della varietà qui descritta.

diffusione & variabilità

La coltivazione tradizionale della Verdea comprende un’area piuttosto ampia che va dal Piemonte sud-orientale al Bolognese (dove è meglio nota come Paradisa) passando per l’Oltrepò pavese e i colli emiliani, ma anche a sud degli Appennini dalla Liguria di Ponente fino alla Toscana settentrionale (dove è detta generalmente Colombana, San Colombana o ancora Paradisa).

Non è certo se la Verdea tradizionalmente coltivata nell’area di San Colombano al Lambro (LO) corrisponda a questo vitigno.

utilizzazione tecnologica

La Verdea era tradizionalmente utilizzata come uva da tavola, principalmente per la conservazione invernale. I grappoli raccolti a maturità venivano conservati nei solai per molte settimane, grazie all’ambiente asciutto e alla particolare serbevolezza delle uve. Quest’ultima caratteristica rese la Verdea una delle principali uve da tavola destinate all’esportazione nella prima metà del Novecento.

Le uve di Verdea vengono oggi anche utilizzate per la vinificazione, ma in genere solamente in taglio ad altre uve bianche. Come già ricordato, non è stato accertato se la Verdea coltivata sulla collina di San Colombano al Lambro, utilizzata per la produzione di vini in purezza, corrisponda alla cultivar qui descritta.

bibliografia (8)
autori anno titolo rivista citazione
Bramieri G. 1793 Transunto delle risposte ai quesiti della Società patriotica di Milano intorno alla coltivazione delle viti per l'anno 1788. In: Atti della Società Patriotica di Milano, Volume III. Nell'Imperial Monistero di S. Ambrogio Maggiore, Milano.
Cosmo I., Forti R., 1962 Verdea in Principali vitigni da vino coltivati in Italia. Volume II, Ministero dell'Agricoltura e delle Foreste
Demaria P.P., Leardi C. 1875 Ampelografia della provincia di Alessandria Ed. Negro, Torino.
Mitterpacher L. 1784 Elementi d’agricoltura. Tradotti in italiano, e corredati di note relative all’Agricoltura Milanese. Tomo secondo. Nell’Imperial Monistero di S. Ambrogio Maggiore, Milano.
Molon G. 1906 Ampelografia. Ulrico Hoepli, Editore Libraio della Real Casa, Milano.
Sacchetti F. 1399 Il trecentonovelle. a cura di Emilio Faccioli. Nuova Universale Einaudi, 1970
Soderini G.V., 1600 Trattato della coltivazione delle viti, e del frutto che se ne può cauare / del S. Gioanvettorio Soderini ... ; E la coltiuazione toscana delle viti, e d'alcuni arbori del S. Bernardo Davanzati Bostighi ... ; Aggiuntaui la Difesa del popone dell'eccellentiss. dottore sig. Lionardo Giachini. Firenze : per Filippo Giunti, 1600.
Trinci C. 1726 L'Agricoltore sperimentato, ovvero regole generali sopra l'agricoltura, coltivazione delle viti, degli alberi, ecc. Marescandoli, Lucca, 1726 - Venezia, 1778.
aggiornamento 02/03/2020 19:11:11 (4 anni fa)