Dalla descrizione di Breviglieri et al., (1965) si rileva che Alessio e Dalmasso, riferiscono quanto segue riguardo all’origine del vitigno Ansonica (Ansoria, Inzolia): L'italiano antico (sec. XVI) conosce la voce «ansoria» ad indicare una specie di uva, voce che appare registrata anche dai dizionari del Petrocchi e Tommaso Bellini. Il vocabolo sembra di origine meridionale ed è tuttora presente in: - Sicilia: sòria, (n)zòlia, nsolia (sorta di uva grossa, dolce, di acini bislunghi); - Calabria: ansòlia, nsuòlia, insòlia, anzulu, ansoliku, ansoria, specie di uva bianca; - Sardegna: erba insòlika, arba sòlika (da albus ’bianco‘)varietà di vite a frutto bianco; - Toscana: isola d'Elb (ansòniko, sorta d'uva bianca che fa un vino dello stesso nome; isola del Giglio, anzònaka (una qualità di uva), anzònako (il vino che deriva). Delle voci sopracitate, ansoria è quella attestata più anticamente.
Questo vitigno è stato descritto in passato da molti Autori, come risulta dalla bibliografia riportata dal Molon.
Nel Catalogo dell’Hortus Catholicus del Cupani (1696) risultano tre tipi di «Inzolia», di cui due a frutto bianco: “Vitis mediocribus vinaceis, durulis, oblongis, candido-fulvis, sapidis, vulgo: Inzolia Vranca, Eadem racemo, et granis majoribus; flavescentibus, sapidioribus, vulgo: Inzolia Imperiali o di Napuli”. L’Acerbi (1825) riportò una breve descrizione del vitigno denominato «Nzolia bianca» ad acino oblungo. Il barone Mendola (1868) a proposito dell’ “Insolia bianca” scrisse: Le “Insolie’” sono coltivate “ab antico” in Sicilia. Hanno comune vigore di legno, copia e robustezza di capreoli, fogliame frastagliato. La più feconda e mostaia è la bianca dorata che pur piace alla bocca e abbonda in tutti i vigneti da Marsala a Catania.
Il Nicolosi (1869) la definì “bellissima qualità di uva, dà molto frutto e fa vino generoso, è di sapore gentile; pregi che la rendono molto ricercata”.
Il Paulsen (1904) nella sua monografia dette anche dettagliate notizie sul suo comportamento all’innesto con i portinnesti americani.
L’origine siciliana di questa varietà è la più accreditata, nonostante il Soderini (1590) riporti tra le varietà coltivate in Toscana le Ansorie ed il Cupani le descriva circa 90 anni più tardi (1696). Giavedoni e Gily (2006) affermano che l’Insolia ha le sue radici in Sicilia e che da qui sia arrivata in Sardegna prima e nell’Isola d’Elba e del Giglio dopo e alla zona costiera della Toscana.
Altre ipotesi che considerano l’Inzolia identica all’Irziola citata da Plinio e per questo di origine greca, presenta peraltro un profilo genetico simile alle varietà greche Sideritis e Roditis (Labra et al. 1999). L’origine siciliana di questo vitigno è supportata anche dallo studio etimologico di Dalmasso e Alessio (1938) che dimostrano l’origine normanna del nome del vitigno “racina soria” che indica uva di colore dorato e da questa del vitigno che la produce. Ulteriore conferma dell’origine siciliana del vitigno scaturisce dal lavoro di Carimi et al., (2010) dove si evidenzia una stretta relazione genetica dell’Inzolia con molti vitigni tradizionali della Sicilia (Frappato, Grillo, Moscato giallo o Muscatedda e Nerello Mascalese). L’Acerbi, il Cupani, il Di Rovasenda e il Mendola sotto il nome Inzolia riportano diverse varietà riconducibili all’Inzolia bianca e nera e all’Inzolia imperiale bianca e nera, che peraltro assumono nomi diversi nelle differenti province e aree di coltivazione. Recenti studi (Carimi, l.c.) hanno dimostrato che l’Inzolia nera non è una mutazione di quella bianca e che le Inzolie Imperiali sono diverse dall’Inzolia ma identiche alla varietà Regina (Robinson et al., 2012)