I riferimenti storici a questo vitigno sono alquanto scarni e, nel complesso, non anteriori alla seconda metà del XIX secolo. Tra gli ampelografi ottocenteschi il solo conte di Rovasenda (1877) menziona l’Uva Bosco di provenienza ligure. Tutti gli altri lo ignorano, compreso Giorgio Gallesio che non trascura alcuno dei vitigni liguri significativi. Dell’Olio e Macaluso (1965), che curano per il Ministero di Agricoltura la monografia del Bosco, ci informano che solo negli ultimi decenni del 1800 il vitigno comincia a comparire negli elenchi di cultivar di vite provinciali da cui si desume una certa importanza colturale nel Genovesato e in misura più limitata nel Savonese. La sua coltura si sarebbe espansa verso Levante in epoca post-fillosserica per diventare, insieme ad Albarola e Vermentino, una delle principali cultivar delle Cinque Terre, presente fino al Sarzanese.
Quanto sopra esposto per gli aspetti storici, nonché una certa “distanza” dalle cultivar tipiche della Liguria per quanto riguarda la morfologia, fanno pensare al Bosco come ad un vitigno di probabile origine alloctona, giunto a Genova via mare probabilmente non prima dell’Ottocento.