Recenti studi molecolari hanno evidenziato che questo vitigno ha un rapporto diretto di parentela (tipo genitore-figlio) con il Sangiovese e Moscato violetto (Vouillamoz et al., 2001, 2004; Di Vecchi et al., 2007; Cipriani et al., 2010).
Il Soderini (1590) descrive il “Ciregiuolo dolce” nel modo seguente: è un vitigno con grappoli lunghi e radi, il granello grasso più peloso che ogni altra sorte di uve che siano, il sapore suo è dolce ed odorifero e così rende il vino; fa bene in paesi e terre calde. Breviglieri e Casini (1964) sostengono che non è facile verificare se si tratta della cultivar in descrizione come il Salvadori aveva invece sostenuto. Il Micheli (1679) descrive una “Ciliegiona rossa tonda di Spagna” che però ha acini di color «rosso bello» ed un'altra "Ciliegiona tonda di Spagna" con acini di forma diversa, che non appaiono corrispondere al vitigno attualmente conosciuto. In mancanza di riferimenti precisi la sua presenza in Italia ed in particolare in Toscana, viene fatta risalire intorno al 1870. Secondo il Racah (1932) sarebbe stato portato dai pellegrini di ritorno dal Santuario di S. Giacomo di Compostella. Questa ipotesi non ha trovato successiva conferma in quanto ricerche effettuate da Bruni (1947) in Spagna hanno dato esito negativo.
Il vitigno venne descritto da Marzotto (1925), De Astis (1937), Dalmasso (1946) e più dettagliatamente da Cosmo (1948) in un saggio ampelografico comparativo con altri vitigni quali il Montepulciano, il Canaiolo e il Sangiovese, in quanto spesso veniva confuso con il Sangiovese.
La descrizione più completa è quella di Breviglieri e Casini (1964).