I primi riferimenti oggi conosciuti sulla Freisa risalgono al 1517 e provengono dalla zona più tipica di coltivazione, quella prossima alla collina di Torino e al Chierese in Piemonte. Curiosamente non citata da G.B. Croce, che all’inizio del Seicento elenca le uve “della montagna di Torino” (proprio uno degli attuali più tipici areali di coltura della Freisa), alla fine dello stesso secolo veniva impiantata in un vigneto del conte Cotti a Neive (CN), in seguito a Lu (AL) (Mainardi, 2003), diventando di lì a poco presente in varie parti del Piemonte e, dall’Ottocento, diffusa praticamente in tutta la regione (Gallesio, 1995). Anche se quasi mai ebbe il ruolo di vitigno principale, tranne nei dintorni collinari di Torino e di Asti, la popolarità della Freisa era dovuta alla generosità della produzione, alla resistenza alle intemperie e alla relativa tolleranza nei confronti delle crittogame di origine neartica (oidio e peronospora).
Quanto all’origine della Freisa, dopo aver appurato la sua diretta parentela con il Nebbiolo (Schneider et al., 2004), a cui assomiglia per molti tratti sia morfologici che di composizione delle uve (ne condivide per esempio il profilo antocianico a prevalenza di peonina), sarebbe secondo Lacombe et al. (2012) un possibile semenzale dell’incrocio Avanà e Nebbiolo. Se pure più che plausibile da un punto di vista storico e geografico, i nostri dati genetici indicano discrepanze che andrebbero meglio indagate prima di dare questa ipotesi per certa.