Le forme piuttosto diversificate di questo vitigno (Moriondo, 1999) sono citate per la valle d’Aosta a partire dagli scritti di Lorenzo Francesco Gatta (1838): egli le ascrisse al gruppo degli ‘Oriou picciou’, cioè degli Oriou ad acino piccolo, per diversificarle da quelle ad acino grosso (Oriou gros), cui apparteneva il vitigno che oggi conosciamo come Vien de Nus. Anche autori successivi come Louis Napoleon Bich (1896) e Adrien Berget (1904) si premurarono di classificare e distinguere queste forme. Secondo Gatta la denominazione Oriou era utilizzata per questo vitigno lungo la valle tra Saint-Vincent e Nus, mentre quella di Picciourouzo (Petit rouge) prevaleva ad Aosta.
Per l’etimologia del nome Oriou si sono avanzate numerose ipotesi, l’ultima delle quali lega strettamente il vitigno alla valle d’Aosta perché Orioux sarebbe una località abitata a 600 m slm, localizzata presso Saint-Vincent, oggi incolta ma un tempo dotata di un torchio comune (Vouillamoz e Moriondo, 2011).
L’origine autoctona valligiana degli Oriou, avanzata a inizio Novecento da Berget (1904) non contraddice inoltre i risultati di indagini genetiche in base alle quali il Petit rouge avrebbe legami genetici diretti o indiretti con numerosi vitigni valdostani tra cui il Cornallin, il Fumin, il Vien de Nus e il Roussin (Vouillamoz e Moriondo, 2011).