Il nome ‘Uva rara’,
utilizzato storicamente per indicare questa varietà nell’Oltrepò pavese, non si
ritrova nelle fonti storiche che alla fine del XIX secolo (Di Rovasenda, 1877),
mentre il sinonimo ‘Bonarda’ è quello con cui ricordano il vitigno per le zone
di Ivrea e di Biella rispettivamente Gatta (1838) e Milano (1839). Questo
sinonimo (con le varianti ‘Bonarda di Cavaglià’, ‘Bonarda novarese’ e simili), tuttora
utilizzato nelle aree del Piemonte settentrionale, fu in seguito gradualmente
rifiutato nei testi ufficiali per evitare confusioni con altri vitigni, tra cui
la Bonarda piemontese e la Croatina, chiamata ‘Bonarda’ nel Pavese e in una
ristretta zona dell’Astigiano.
E’
sempre Giuseppe di Rovasenda (1877) che ricorda come l’Uva rara fosse indicata
in alcune zone piemontesi anche come
‘Balsamea’ o ‘Balsamina’, forse per via del gradevole aroma dell’uva.