Catarratto: informazioni generali

informazioni generali gestite da Regione Siciliana - Assessorato delle Risorse Agricole e Alimentari - Dip. Interventi Infrastrutturali per l'Agricoltura - Centro per l'Innovazione della Filiera Vitivinicola UOS Marsala Dipartimento di Scienze Agrarie ed Ambientali - Università degli Studi di Milano Dipartimento di Scienze Agrarie e Forestali - Università degli Studi di Palermo
  • Ansaldi Giacomo
  • Barbagallo Maria Gabriella
  • Brancadoro Lucio
  • De Lorenzis Gabriella
  • Di Lorenzo Rosario
  • Falco Vito
  • Fici Giuseppe
  • Gagliano Franco
  • Marino Gregorio
  • Monteleone Giuseppe
  • Pisciotta Antonino
  • Scienza Attilio
come citare questa fonte Ansaldi G., Barbagallo M. G., Brancadoro L., De Lorenzis G., Di Lorenzo R., Falco V., Fici G., Gagliano F., Marino G., Monteleone G., Pisciotta A., Scienza A., 2015. Catarratto. in: Italian Vitis Datababase, www.vitisdb.it. ISSN 2282-006X
ringraziamenti Regione Sicilia, Ager Foundation
informazioni botaniche
nome
Catarratto
tipo di origine
spontanea
specie
Vitis vinifera
gruppo di varietà
non disponibile
genere
Vitis
sottospecie
sativa
vitigno da
vino
codice
IVD-var_314
registrazione
iscritto al Registro Nazionale delle Varietà di Viti
si
codice
58, 59
nome ufficiale
Catarratto Bianco Comune B., Catarratto Bianco Lucido B.
sinonimi
sinonimi ufficiali (7)
sinonimi riportati nel Registro Nazionale delle Varietà di Vite
denominazioni errate (1)
denominazioni errate indicate dall'Istituzione che compare con eventuale supporto bibliografico
Note sui sinonimi
Castellaro sinonimo di Catarratto Bianco Lucido B. Catarratto bianco lustro sinonimo di Catarratto Bianco Lucido B.
cloni omologati (5)
immagini
  • germoglio
    germoglio
  • foglia
    foglia
  • grappolo
    grappolo
  • acino
    acino
  • vinacciolo
    vinacciolo
Riferimenti storici

Vitigni di antichissima coltivazione e riprendendo una affermazione del Conte Gallesio (1937-39), “devono essere considerati vitigni classici della Sicilia”. Il Biundi (1852) scriveva “bisogna dire che non vi sono vigneti in Sicilia, ove il Catarratto non formi una delle specie più abbondanti delle specie piantate. E’ citato negli scritti del Venuti (1716), del Boccone e del prefetto di Noto.

Cupani nel suo Hortus Catholicus nel 1696 distingue un Catarrattu vrancu da un Catarratto reuso o reticu, che qualche Autore ha associato all’uva retica descritta da Plinio (1668). Il canonico Geremia (1839) nella sua opera la Statulegrafia etnea, trae l’etimologia del nome reuso da ruo scorro, sfiorisco, alludendo, quindi, ad una caratteristica agronomica di uno dei tipi di Catarratto il bagascedda, che viene indicato da alcuni Autori come tirichiti o trichititi, confondedolo però con la varietà Corinto. Nella Ampelografia universale (1877) il Di Rovasenda e nel Vignoble (1874), Pulliat e Mas riportano differenti tipi di Catarratto. Il Mendola nel 1868 considera i Catarratti una tribù varietale, composta da almeno cinque varietà: il Catarratto bianco comune (capostipite); il Catarrato reuso o femminedda o bagascedda; il Catarratto mantellato o in provincia di Agrigento alla porta; il Catarratto bertolaro (bertola in dialetto siciliano significa bisaccia) e il Catarratto nero conosciuto come Mainone in provincia di Agrigento e Cagnolone in Sicilia e da qualcuno confuso erroneamente con il Montonico nero. Il Catarratto mantellato o alla porta è descritto insieme al Catarratto bianco comune da Vialà e Vermonel (1901) dove viene riportato che in provincia di Siracusa è conosciuto come Catarratto scalugnatu o scarugnatu, perché in certe annate è soggetto a colatura e a danni da marciumi. Nel Catalogo dei vitigni coltivati nella provincia di Palermo (1891) sono riportati otto tipi di Catarratto. Nelle collezioni ampelografiche del Mendola (1868) e del Di Rovasenda (1877) erano presenti anche il Catarratto bianco caruso e il Catarrato Moscato Cerletti ottenuti dal Mendola per incrocio del Catarratto bianco comune con lo Zibibbo. Oggi al registro nazionale delle varietà di vite sono iscritti due Catarratti, il bianco comune (codice 058) e il bianco lucido (codice 059: recenti studi di biologia molecolare (Di Vecchi Staraz et al., 2007) hanno dimostrato che questi sono due biotipi di una unica varietà. Inoltre Di Vecchi Staraz et al. l.c e Crespan et al., 2008, hanno dimostrato che il Catarratto è imparentato con altri importanti vitigni italiani come la Garganega, considerata una delle più antiche varietà italiane, e che pertanto esistono rapporti di parentela tra il vitigno siciliano con l’Albana, la Dorona di Venezia, il Mantonico bianco, la Malvasia di Candia, Marzemina bianca, Mostosa, Trebbiano toscano e il Susamiello. Infine gli stessi Autori hanno rilevato che il Catarratto bianco, con lo Zibibbo (Moscato di Alessandria) sono i genitori dell’altro importante vitigno marsalese: il Grillo.

diffusione & variabilità

E’ di gran lunga la principale cultivar siciliana, è coltivata intensamente nelle province di Trapani, Palermo e Agrigento ed è comunque presente in tutte la altre province siciliane. Questo vitigno è ammesso nelle diverse D.O. delle Sicilia centro-occidentale ed anche in alcune delle più importanti della Sicilia orientale. I Catarratti erano predominanti  nella seconda metà del XIX secolo nell’area di Marsala, subirono una certa contrazione a inizio ‘900 a vantaggio della cultivar ‘Grillo’ (particolarmente idonea alla produzione del vino “Marsala”), per recuperare superficie a partire dalla metà del secolo scorso. Oggi anche grazie una sua rivisitazione enologica è un vitigno presente su tutto il territorio dell’isola. E' diffuso per 28.542 ha corrispondente al 26.28% (Elaborazione Osservatorio Vitivinicolo Siciliano su Dati SIAN/AGEA 2012 da Ass.Reg. Risorse Agric. e Alimentari U.O. 30 OCM vitivinicola).

I Catarratti, come detto, pur presentando un unico profilo microsatellite mostrano una grande variabilità fenotipica intravarietale, che si evidenzia con l’iscrizione, al Registro Nazionale delle varietà vite, di due distinti cultivar: il Cattarratto bianco comune e il Catarratto bianco lucido. E’ inoltre possibile rilevare un ulteriore variabilità all’interno del Catarratto bianco comune, questa è stata valutata a livello fenotipico ed ha permesso la caratterizzazione di due biotipi, che si differenziano sia per i parametri morfologici del grappolo sia per quelli legati alla qualità delle uve. Al momento i due biotipi sono denominati come A rappresentante l’ ideotipo del Catarratto bianco comune e il B rappresentativo del biotipo comunemente conosciuto come Catarrattedo.

Grazie ad un grappolo di grande dimensione e a valori di fertilità medi, anche nel tratto basale del germoglio, è vitigno risulta di discreta produttività anche se a volte incostante. I due biotipi mostrano diversa produttività in funzione delle caratteristiche morfologiche del grappolo. 

E' caratterizzato da una buona fertilità delle gemme basali e, pertanto, si adatta molto bene sia a forme di allevamento a potatura mista con tralcio rinnovabile che a forme più tradizionali  con  potature corte.

Il Catarratto bianco lucido presenta una variabilità intravarietale ridotta e pertanto non è stato possibile individuare biotipi che presentassero caratteristiche distintive. E' coltivato per 7.620,57 ha pari a 7,02% della superficie viticola siciliana (Elaborazione Osservatorio Vitivinicolo Siciliano su Dati SIAN/AGEA 2012 da Ass.Reg. Risorse Agric. e Alimentari U.O. 30 OCM vitivinicola).

Vitigno di buona produttività, piuttosto regolare negli anni, il peso medio del grappoloè elevato così come quello dell’acino , la fertilità del germoglio è medio-bassa anche quella del suo tratto basale. Si adatta molto bene sia a forme di potatura mista a tralcio rinnovabile ma anche a forme più tradizionali con potature corte. Buona affinità con i principali portainnesti, data la vigoria non particolarmente elevata da buoni risultati in combinazione con portainnesti come 140 Ru e 1103P

 

utilizzazione tecnologica

In relazione ai biotipi il Catarratto fornisce vini con un un basso livello alcolico o vini di medio livello alcolico. Tutti presentano un'acidità totale ed un estratto  elevati mentre il pH  da medio a medio bassi. Il biotipo A presenta un basso livello alcolico dei vini, mentre il Catarrattedo fornisce vini di medio livello alcolico; per entrambi i biotipi l’acidità totale, così come l’estratto, risultano elevati mentre il pH presenta valori medi-medio bassi.

Il vino del Catarratto comune è di colore giallo paglierino con riflessi verdi, all’olfatto si presenta complesso e di buona intensità, caratterizzato da note floreali e da quelle di fruttata, fruttata tropicale, agrumi e spezie. I due biotipi si differenziano per il profilo sensoriale, nel Catarrattedo prevalgono le note vegetali, mentre nel Catarratto comune il profilo è qualificato dalle note di agrume, frutta e spezie ed una maggiore persistenza. Al gusto il vino di Catarratto, e in particolare il biotipo A, si presenta di buona struttura e di elevata persistenza aromatica, mentre nel biotipo B è più intensa la nota alcolica ed è maggiormente percettibile una nota amara finale.

 

I vini del Catarratto lucido presentano una gradazione alcolica contenuta nella media, accompagnata da una sufficiente acidità totale così come l’estratto, che comunque risultano inferiori a quelli del Catarratto comune; il pH risulta leggermente alto

 

Il Catarratto lucido fornisce vini con una sufficiente intensità olfattiva, caratterizzati in particolare dai descrittori di fiori di zagara ed agrume, risulta comunque olfattivamente meno intenso nei confronti del Catarratto comune. Dal punto di vista gustativo i vini del Catarratto lucido risultano più sapidi con un finale leggermente amaro rispetto al Catarratto comune, per il resto sono confrontabili.

 

 

 

bibliografia (14)
autori anno titolo rivista citazione
Biundi G. 1852 Lavoro notevole in particolare sulle cultivar II edizione fu fatta a Livorno nel 1854 a cura dell'editore Carrozzi.
Crespan M, Calò A., Giannetto S., Sparacio A., Storchi P., Costacurta A. 2008 Sangiovese and Garganega are two key varieties of the Italian grapevine assortment evolution Vitis 47(2):97-104
Cupani F. 1696 Hortus Catholicus Napoli
Di Rovasenda G. 1877 Saggio di una ampelografia universale. Tipografia Subalpina, Torino.
Di Vecchi-Staraz M., Bandinelli R., Boselli M., Patrice T., Boursiquot J.M., Laucou V., Lacombe T. 2007 Genetic Structuring and Parentage Analysis for Evolutionary Studies in Grapevine: Kin Group and Origin of the Cultivar Sangiovese Revealed Journal of the American Society for Horticultural Science 132(4): 514–524
Gallesio G. 1839 Pomona italiana, ossia trattato degli alberi fruttiferi. Capurro N., Pisa, 1817-1839
Geremia, Ab. G. 1834 Delle viti intorno all'Etna Atti dell'Accademia Gioenia t. X
Geremia G. 1839 Continuazione del Vertunno Etneo ovvero Stafulegrafia, storia delle varieta` delle uve che trovasi nel d’intorno dell’Etna. Atti dell’Accademia di Gioenia di Scienze Naturali di Catania 13 (Catania: Agatino La Malfa):63
Mas A. e Pulliat V. 1876 Le vignoble G Masson. Paris
Mazzei A. e Zappala A. 1965 Catarratto bianco comune Principali vitigni da vino coltivati in Italia - Volume IV, Ministero dell'Agricoltura e delle Foreste
Mendola, A. 1868 Estratto dal catalogo generale della collezione di viti italiane e straniere radunate in Favara Tip. Parrino e Carini, Favara (AG). Annali di Viticoltura e di Enol., vol. II, 1874.
Plinio il Vecchio 1668 Naturalis historiae libri XXXVII. Ed. Lugd. Batav. Roterodami apud Hakios.
Venuti A. 1716 Anno Domini MDXVI. E' il primo libro di arboricoltura e viticoltura siciliane. Ne sono state stampate 8 edizioni (Bibl. Reg. di Messina, Biblioteca Comunale Palermo, Biblioteca Storia Patria Palermo)
Viala P., Vermorel V. 1901 Traité général de Viticulture Ampélographie. 7 Vol., Ed. Masson (Paris). 1901-1910.
aggiornamento 08/03/2017 11:21:15 (7 anni fa)