Vitigni di antichissima coltivazione e riprendendo una affermazione del Conte Gallesio (1937-39), “devono essere considerati vitigni classici della Sicilia”. Il Biundi (1852) scriveva “bisogna dire che non vi sono vigneti in Sicilia, ove il Catarratto non formi una delle specie più abbondanti delle specie piantate. E’ citato negli scritti del Venuti (1716), del Boccone e del prefetto di Noto.
Cupani nel suo Hortus Catholicus nel 1696 distingue un Catarrattu vrancu da un Catarratto reuso o reticu, che qualche Autore ha associato all’uva retica descritta da Plinio (1668). Il canonico Geremia (1839) nella sua opera la Statulegrafia etnea, trae l’etimologia del nome reuso da ruo scorro, sfiorisco, alludendo, quindi, ad una caratteristica agronomica di uno dei tipi di Catarratto il bagascedda, che viene indicato da alcuni Autori come tirichiti o trichititi, confondedolo però con la varietà Corinto. Nella Ampelografia universale (1877) il Di Rovasenda e nel Vignoble (1874), Pulliat e Mas riportano differenti tipi di Catarratto. Il Mendola nel 1868 considera i Catarratti una tribù varietale, composta da almeno cinque varietà: il Catarratto bianco comune (capostipite); il Catarrato reuso o femminedda o bagascedda; il Catarratto mantellato o in provincia di Agrigento alla porta; il Catarratto bertolaro (bertola in dialetto siciliano significa bisaccia) e il Catarratto nero conosciuto come Mainone in provincia di Agrigento e Cagnolone in Sicilia e da qualcuno confuso erroneamente con il Montonico nero. Il Catarratto mantellato o alla porta è descritto insieme al Catarratto bianco comune da Vialà e Vermonel (1901) dove viene riportato che in provincia di Siracusa è conosciuto come Catarratto scalugnatu o scarugnatu, perché in certe annate è soggetto a colatura e a danni da marciumi. Nel Catalogo dei vitigni coltivati nella provincia di Palermo (1891) sono riportati otto tipi di Catarratto. Nelle collezioni ampelografiche del Mendola (1868) e del Di Rovasenda (1877) erano presenti anche il Catarratto bianco caruso e il Catarrato Moscato Cerletti ottenuti dal Mendola per incrocio del Catarratto bianco comune con lo Zibibbo. Oggi al registro nazionale delle varietà di vite sono iscritti due Catarratti, il bianco comune (codice 058) e il bianco lucido (codice 059: recenti studi di biologia molecolare (Di Vecchi Staraz et al., 2007) hanno dimostrato che questi sono due biotipi di una unica varietà. Inoltre Di Vecchi Staraz et al. l.c e Crespan et al., 2008, hanno dimostrato che il Catarratto è imparentato con altri importanti vitigni italiani come la Garganega, considerata una delle più antiche varietà italiane, e che pertanto esistono rapporti di parentela tra il vitigno siciliano con l’Albana, la Dorona di Venezia, il Mantonico bianco, la Malvasia di Candia, Marzemina bianca, Mostosa, Trebbiano toscano e il Susamiello. Infine gli stessi Autori hanno rilevato che il Catarratto bianco, con lo Zibibbo (Moscato di Alessandria) sono i genitori dell’altro importante vitigno marsalese: il Grillo.