Riferimenti storici
Il vitigno Postizza è presente nelle provincie di Modena e Reggio Emilia, dove è presente sino dal 1700. Alla metà del XVIII secolo Niccolò Caula, infatti, nelle sue annotazioni sulle viti mkodenesi aggiunte al Baccanale di Giovanbattista Vicini (1752) giudica la Posticcia buona, , ma non in grado di dare molto colore (Maini, 1851). Sul giudizio negativo sulla qualità non concorda Paltrinieri, contemporaneo, che in un manoscritto inedito, i cui contenuti sono riportati ancora da Maini (1851), definisce l’uva della Posticcia carpigiana gustosa, e il vino che se ne ottiene “rossetto, ma delicato…Non facile a corrompersi”. Dalla Fossa (1811), cita la Postizza comune come la varietà più diffusa per la sua produttività e resistenza al freddo, pur in presenza di difetti del vino: “ è la più diffusa e la più contemplata dall’agricoltore, poiché carica costantemente, ed è la meno sensibile alle ingiurie degli inverni, ma non produce giammai vini resistenti e coloriti”.
Nel 1840 Bertozzi inserisce la Postizza zentila nell'elenco dei vitigni della provincia di Reggio.
Anche Fascetti, docente nella Regia Scuola “Zanelli”, cita nel 1913 la Pustizza, con Lambruschi, Fogarine e altri vitigni ad uva rossa.
L’ òva Pustézza compare come nome dialettale reggiano di Posticcia nell’elenco del Casali (1915) che riporta anche i sinonimi òva da mòur e rabiòusa,
Successivamente, la Postizza non compare più tra i vitigni consigliati e caratterizzanti la piattaforma ampelografia reggiana ed è attualmente rara nel territorio, dove è ancora presente nelle alberate relittuali o in vecchi vigneti.