Notizie storiche
Gallesio nel 1839 osserva la presenza del vitigno “Squarcifoglia (detta anche Vernaccia)” tra le “uve dominanti nelle colline di Casalgrande, Vinazzano e Borzano”, insieme a Spargolina, Occhio di gatto, Malvasia e Cedra, e rileva il ruolo di queste uve nella produzione dei famosi vini bianchi di Scandiano: “ed è con queste uve che si fanno i famosi vini di Scandiano”. Successivamente, la cita nuovamente a Sant’Agnese, con un positivo commento sul suo vino: “con la Squarciafoglia si fa un vino gentile”
Nel 1840 Bertozzi elenca la Squarzafòja tra le uve bianche coltivate nei campi della provincia reggiana. Agazzotti (1867) dà una descrizione dettagliata di grappolo e acino di Squarciafoglia ed esprime apprezzamento per questa uva, che considera ‘tra le prime da vino” e che reputa in grado di fornire validi vini monovitigno: “anche se adoprata sola, come accennai parlando delle aromatiche, Malvasia, Moscato, ecc. né sarà mai trovata in eccesso nella composizione, perché conferisce un non superabile gusto dolce, delicato e permanente, tanto desiderato nei vini bianchi, ma che purtroppo non è sempre agevole in conseguire. Sola produce un buonissimo vino giallo dorato, che molto invecchiato non credo possa superarsi in naturale delicatezza”; “Il numero de’ grappoli supplisce alla loro piccolezza, dando solamente maggior briga nel raccoglierli. Non è primaticcia, anzi volendo delicatezza in grado superlativo, sarà bene lasciare sulla pianta il frutto il più possibile, pazientando il consumo fattone dagli uccelli e dagli insetti”.
In seguito viene citata come “Squarciafoglia bianca” dal conte Di Rovasenda (1877), che si ricollega alla descrizione dell’Aggazzotti, da Fornaciari (1924), da Greco (1968) e da Rota (1983). Gli autori indicano le terre di Scandiano come principale zona di diffusione della varietà.
Come Bertozzi, anche Casali (1915) utilizza il nome dialettale reggiano Óva squarzafòja, a cui affianca il nome italiano Squarciafoglia bianca.
La Scarsafoglia è stata iscritta nel 2011 al Registro nazionale delle varietà, ed è poi sta inserita nell’elenco delle varietà idonee alla coltivazione nell’Emilia Romagna; nel 2011 è stata anche iscritta nel repertorio volontario regionale delle risorse genetiche agrarie della Regione Emilia Romagna (Regione Emilia Romagna, 2011).
Solo successivamente le analisi di 9 marcatori SSR effettuate su Scarsafoglia (sin. Squarzafòja) hanno evidenziato la sinonimia con l’antico vitigno ligure Scimiscià, iscritto al registro nazionale delle varietà di vite nel 2003 (Meglioraldi et al., 2013).
Distribuzione e variabilità
È attualmente un vitigno a rischio di scoparsa nel territorio reggiano e modenese. Per questo motivo e per l’interesseper le sue caratteristiche qualuitative è stato iscritto nel Repertorio delle Varietà locali diinteresse agrario della Regione Emilia Romagna.
Caratteristiche agronomiche
È una varietà abbastanza rustica, che predilige ambienti collinari e teme i ristagni di acqua. La pianta ha vigoria media e buona, ma non elevata, produttività. Abbastanza tollerante alla botrite, sensibile a Peronospora e Oidio. La maturazione è tardiva.
Caratteristiche enologiche
Produce un vino dal colore giallo chiaro di media intensità con riflessi giallognoli/verdognoli. Il profilo olfattivo è molto piacevole, di buona intensità con interessanti note fiorali (rosa e altri fiori) e fruttate (pesca, mela, limone). Al gusto si presenta equilibrato, di media acidità, leggermente
amarognolo, sapido, di buona struttura e persistenza gusto-olfattiva.