Notizie
storiche del vitigno Bombino bianco nella regione Lazio
Giuseppe Acerbi (1825), nel
capitolo “Descrizione di alcune viti romane, dovute alla cortesia di una
coltivatrice felicissima della Botanica, la signora Fiorini”, descrive il Buon
vino nella Classe I (Uve bianche), Sotto-classe II (quindi tra le uve a sapore
semplice), Ordine I (ad acini rotondi), ad acini mediocri (di dimensioni
medie),. “Di assai cacciata. Sarmenti fragili a spessi internodj; foglia
villosa al disotto, con peziolo scabro. Grappolo disuguale a brevissimo
peduncolo biancastro, tenacemente aderente; racimoli pendenti; acini sferici,
trasparenti, bianchicci; fiocine duro, amaro. polpa floscia, succosa insipida”.
Giuseppe di Rovasenda (1877), elenca
i vitigni con i loro sinonimi: Bombino bianco, sinonimi Bon vino e
Colatamburro, probabilmente identico a Bambino. Buon vino bianco, delle colline
romane. Nel Bullettino ampelografico (1887). “Descrizione
dei vitigni pubblicati nel fascicolo V dell’Ampelografia Italiana” è presentata
una scheda ampelografica completa del “Bombino bianco”: sinonimi Buonvino, Butta palmento, Cola
tamburo. Molta importanza viene data alla sua forte produzione, ma anche alla
sua scarsa qualità. “Quale possa essere l’origine del nome dato a quest’uva,
non è facile il ricercare; però siccome i contadini di alcuni luoghi, invece
della parola Bombino, usano quella di Bammino (che vuol dire bambino) e la
forma del grappolo si avvicina a quella appunto di un bambino, con le piccole
braccia in posizione piuttosto orizzontale che inclinata, così è da supporsi
che per tale similitudine i contadini abbiano dato ad esso l’indicato nome, che
poi si è venuto modificando quasi per italianizzare una parola del dialetto.
Che tale nome possa derivare invece da buonvino, non è a credere, perciocché i
coltivatori riconoscono che da questa uva si ha sempre vino scadente, rispetto
a quello che si ottiene dalle altre”. Mengarini
F. (1888), non menziona Buon vino
nel Circondario di Viterbo e Velletri;
viene invece nominato un buon vino a Frosinone e nel suo circondario. Mancini C., (1893), tra le uve del
Frosinonese, menziona il Buonvino, chiamato anche Trebbiano d’oro, considerato
tra le migliori bianche, anche nei Castelli è considerato tra le migliori uve
bianche, sia per l’abbondanza, sia per la qualità della produzione. Girolamo Molon (1906), scheda del
”Bombino bianco, cita come sinonimi: Buon vino (denominazione strana per
l’autore che sottolinea la scarsa qualità dei vini ottenuti da esso), Butta
palmento, Cola tamburo, Bammino, Bammino Pouilles, Bambino bianco (deriverebbe
dal fatto che il grappolo suo rassomiglia grossolanamente ad un bambino colle
braccia distese). L’autore cita le fonti storiche e bibliografiche, tra cui i
Bullettini ampelografici di fine ‘800; ne fa una descrizione completa della
vegetazione e dei frutti. “Ha poca resistenza alle malattie crittogamiche ed
alle brinate…Uva destinata specialmente alla vinificazione; dà però un vino
bianco scadente, di mezzana alcolicità, molto chiaro e poco sapido, e che ha
bisogno di essere corretto con vini più sapidi e più ricchi di tannino”. Norberto Marzotto (1925), scheda
ampelografica completa del Bombino bianco, riassume le notizie dall’Ampelografia
Italiana, fascicolo V. Sinonimi: Buttapalmento, Cola Tambino, Bonvino (nome che
contraddice la qualità scadente del prodotto) a Velletri, dove era coltivato in
limitate proporzioni. Descrizione dettagliata della vegetazione e dei frutti,
per eventuali confronti. “La qualità del vino non è fra le migliori ed è
consigliabile la mescolanza con altre uve più sapide e più tanniche”. Prosperi (1939), scrive che il vitigno
è presente tra i vitigni minori dei Castelli, ammesso fino al 10% dalla
Corporazione Vitivinicola. Piuttosto diffuso, risulta in espansione per la
serbevolezza dei grappoli sulla pianta fino a tutto novembre, è inoltre
considerato ottimale anche per il suo utilizzo come uva da tavola, è infatti chiamato
Ottonese a Tivoli e in altri comuni limitrofi ove viene coltivato per produrre
uva da vendere sul mercato romano in epoca tardiva. E’ presente anche una
descrizione della vegetazione e dei frutti (con immagini delle foglie e del
grappolo) ed una tabella con i valori medi delle parti dl grappolo. “E’ un
vitigno piuttosto resistente alle avversità e alle malattie crittogamiche
(peronospora e oidio)”. Zucchini M. (1961)
per la provincia di Roma, menziona tra i vitigni da uva rossa il Bonvino, per
errore; infatti viene poi nominato tra quelli più usati per i vini bianchi
romani.