La vite di Imola è un ceppo più che centenario presente nel centro di Imola nel chiostro dell’ex convento degli Olivetani, attiguo alla chiesa di Santa Maria in Regola. Questo complesso religioso ha una lunga storia e un grande interesse artistico.
Definire l’esatta età della pianta è molto difficile, ma localmente si ritiene che il suo impianto possa risalire alla meta del ‘700 (don Pasini , comunicazione personale) e si leghi, in successione, alla realizzazione del chiostro, effettuato dal 1631.
La vite, posta a metà di uno dei lati del chiostro, copre quasi l’intera superficie del cortile interno.
Per le sue dimensioni è stata inserita tra i patriarchi da frutto censiti in Emilia Romagna (Guidi et al., 2009). La circonferenza del ceppo,che presenta un’ampia cavità, è di 96 cm a 20 cm da terra (Bignami et al, 2010).
Recuperata nel 1992 da uno stato di semiabbandono, è stata propagata per propaggine, ricavando una pianta in prossimità della pianta madre. Nel 2014, a causa di attacco del mal dell’esca, si è resa necessaria una drastica potatura della vite centenaria, che presenta ora una minore estensione dei tralci.
Manaresi, che ne scrive nel 1930, la identifica come Forcella (Fontana e Filippetti, 2006), una varietà coltivata nel territorio bolognese almeno dal XIX secolo. Acerbi (1825) la inserisce infatti nell'elenco delle "viti de' contorni di Bologna", distintamente dall'Albana. La Forcella è ritenuta varietà diversa dall'Albana della Forcella, biotipo di Albana contraddistinto dalla punta bifida del grappolo, che potrebbe essere dovuta alla presenza di virosi (Fontana e Filippetti, 2006).
Aggazzotti (1867) descrive la varietà Forcelluta, o Forcella bianca, uva sia mangereccia che da vino, che sembra corrispondere alla vite di Imola per i caratteri della foglia (“fogliame profondamente frastagliato e dentato), ma la descrizione del grappolo, con parte terminale che si biforca a forcella, si attaglia maggiormente all’Albana della Forcella.