Notizie
storiche del vitigno Canaiolo nero nella regione Lazio
Giuseppe Acerbi (1825), elenca
4 vitigni chiamati “Canajolo” e a proposito di Canajolo nero scrive: “Poco fra
noi costumato. Di granelli piuttosto grossi, e che rendono in vendemmia molto
vino di qualità tendente al dolce, ma poco generoso, anzi senza spirito e
snervato. In Sabina, Stato Pontificio, trovasi grande abbondanza di quest’uva,
ond’è che i vini di quel paese, benché se ne faccia gran commercio per Roma,
sieno triviali e di poco prezzo.” Francesco
De Bosis (1875), fornisce una sheda ampelografica completa sul vitigno. Origene Cinelli (1884), scrive: “…nel comune di Marta, dove si coltiva la Canaiola
alquanto estesamente. Questo vitigno non deve confondersi col Canaiolo toscano,
che dà vino delicato sì, ma non serbevole…”. Della Canaiola, poi, l’autore
compila una vera e propria scheda ampelografica con tutte le caratteristiche
vegetative, produttive e colturali della varietà; aggiunge anche una serie di
dati ricavati dalle analisi del vino ricavatone. Mengarini F. (1888), relativamente al territorio viterbese riporta
che i vini bianchi costituiscono la quasi totalità della produzione enologica,
eccetto il Cannaiolo e l’Aleatico; dopo il 1871 la domanda di vino rosso da
parte dei consumatori provenienti dall’Italia Settentrionale, ha fatto
aumentare la produzione dei rossi. “Solo da pochi anni ha cominciato ad
estendersi la coltivazione delle uve rosse, e i vitigni per la nuova
piantagione sono stati quasi tutti importati; fra questi primeggiano il
Cannaiolo, …. così a Marta, posta in collina, si confeziona un buon vino rosso
detto Cannaiola che appartiene alla categoria dei vini da pasto. Mancini C. (1893). tra i vitigni neri
del Viterbese menziona anche il Canaiuolo. Girolamo
Molon (1906). Scheda del “Canajolo nero” cita tra sinonimi e aree di
coltivazione: “Canajolo nero comune, grosso, Uva Canajola, Uva dei cani, Uva
merla, Uva donna, Uva grossa, Cannaiola (Viterbo e Civitavecchia)….”. L’autore
sottolinea la presenza per l’Italia di alcuni vitigni chiamati “Canajolo”, ma
senza alcuna affinità col vero (Empibotte bianca della Romagna e del Lazio). Zucchini M. (1961), scrive a proposito
del vitigno “Produce il 5% sul totale delle uve rosse (perciò lo 0,5% sul
totale delle uve da vino), in provincia di Viterbo”. Carosi Demostene (1971) menziona il vitigno Canaiolo nel circondario
di Orvieto, nella valle del Tevere e nell’area dei Monti Cimini.