La presenza in Piemonte di uve “Malvasie”, presumibilmente a bacca bianca, è attestata già dal 1468 (statuti di Mondonio, in Comba et al., 1990). Nella sua “Della eccellenza e diversità dei vini...” (1606) G.B. Croce, dopo aver parlato del Moscatello nostrale, presumibilmente il Moscato bianco, dedica un paragrafo alla cultivar: “Malvasia similmente nostrale fa l’uva longa, e folta, con grani longhi: è buona da mangiare, e da far vino, qual riesce dolce, & del sapore dell’uva.”: questa breve descrizione ben si adatta al vitigno in questione.
Un’indicazione preziosa giunge qualche decennio dopo dalla Francia e precisamente da Jean Merlet, autore dell’Abrégé des Bons Fruits (1667). Insieme ad altri vitigni a sapore moscato egli segnala il Muscat de Malvoisie detto anche Malvoisie musquée, che dice essere “un Raisin divin pour le relief de son musc, qui passe tous les autres, il vient du Montferrat, & les environs de Turin en sont remplis” (“un’uva divina per l’intensità del suo aroma moscato, superiore a quello di tutte le altre; viene dal Monferrato e i dintorni di Torino ne sono pieni”).
Un secolo più tardi anche il conte Giuseppe Nuvolone (1798) descrivendo i vitigni piemontesi dell’epoca include una Malvasia ad uva bianca tra le uve di qualità per la vinificazione.
La prima descrizione completa è quella di Demaria e Leardi (1875), che ne indicano anche il sinonimo ‘Malvasia greca’ come una possibile “sotto-varietà”.