In Italia la coltivazione del Primitivo è tipica delle aree viticole pugliesi, soprattutto nella parte centro-meridionale della regione.
A fine ’700, Filippo Indelicati, sacerdote nato a Gioia del Colle (BA), individuò e “selezionò” questo genotipo tra i tanti in coltura, denominandolo con un appellativo indicativo della precocità di maturazione dell'uva (Musci, 1913).
Nella “Relazione sugli studi ampeografici eseguiti nelle Puglie”, Frojo (1875) cita il Primitivo con i suoi sinonimi di Primaticcio (Gioia del Colle, Trani) e Uva della pergola (Corato) e ne descrive l’uva, che considera tra le migliori pugliesi. Inoltre, segnala le produzioni ottenute negli areali più elevati e freschi della regione come atte a fornire vini in purezza di qualità superiore, poiché derivanti da fermentazioni non troppo tumultuose.
Una meticolosa analisi delle citazioni storiche del Primitivo, della sua origine, nonché delle similitudini con entità viticole note con altro nome, è stata redatta da Calo’ e Costacurta (2003).
Costacurta e Germinario (2010) hanno riassunto le principali vicende del Primitivo segnalando che, come verosimilmente avvenuto per altri importanti vitigni tipici pugliesi, esso potrebbe essere stato introdotto in Puglia per opera dei coloni provenienti dall’antica Grecia. Il suo profilo genetico risulta sovrapponibile a quello dello Zinfandel coltivato in California, ove si ritiene sia stato introdotto a partire da una collezione imperiale austriaca. Il profilo genetico del Primitivo è inoltre sovrapponibile a quello del vitigno croato Crljenak Kastelanski e mostra l'esistenza di legami di parentela con il vitigno Plavaz Mali coltivato in Dalmazia.