Le Malvasie sono un numeroso gruppo di vitigni tra loro ampelograficamente assai diversi, indicati con lo stesso nome in quanto nel Medioevo utilizzati per produrre vini con caratteristiche organolettiche aromatiche simili e caratterizzati da elevata alcolicità e talvolta residuo zuccherino. Il nome deriva da Monemvasia, porto greco, utilizzato dai veneziani fin dal XI secolo per esportare vino in Europa. Si ritiene che il vitigno in questione sia originario del Chianti dove viene coltivato da secoli, e indicato come Malvasia bianca lunga del Chianti, per il suo grappolo allungato.
Il Trinci (1726) sostiene che il pregio di questo vitigno è quello di dare al vino un colore “bellissimo, odoroso e spiritoso”. Il Micheli (1679) nei suoi manoscritti ricorda diverse “Malvagie”: la “Malvagia grossa di Castello” (aromatica), la “Malvagia nera”, la “Malvagia piccola lunga”,la quale corrisponde al vitigno qui descritto e che descrive così: “Vitis parvo ac densiore bótro, acinis parvis ovalis flavescentibus, dulcibus”. Il Lastri (1797) e il Trinci (1726) la indicano, rispettivamente, come “Malvagia” e “Malvagia bianca”.
Nel noto trattato del Villifranchi (1773) viene riportato “la Malvasia da vino di color giallo chiaro, dolce, odoroso, spiritoso e insieme di corpo”, questa informazione riferita anche da Acerbi (1825).
Oltre alla descrizione del Molon (1906) e del Castellini (1930) ricordiamo quelle di Dalmasso (1932), De Astis (1937) e quella più recente del Breviglieri e Casini (1964) in cui si riportano anche numerose citazioni bibliografiche.
È recente la valorizzazione di un particolare biotipo denominato “Malvagia di Montegonzi”, coltivato in provincia di Arezzo (Storchi et al., 2007), inoltre è emerso che è genitore assieme al Prosecco tondo del vitigno 'Vitouska' (Crespan et al. (2007) diffuso nel Carso (Tre Venezie e ovest della Slovenia) a seguito di una probabile ibridazione naturale.