Notizie storiche
Il primo documento che riporta il nome di Lambrusco Barghi
sono recenti: risalgono infatti al 1992, quando Rinaldi e Valli ne danno una
descrizione ampelografica e lo identificano come sinonimo di Lambrusco di
Rivalta o di Corbelli, che erano coltivati nella stessa area, compresa tra
Rivalta, Albinea e Alinea-Canali, ed erano già citati alla fine del 1800-inizio
del ‘900 (Pizzi, 1891, Casali, 1915). Questa sinonimia è stata poi ripresa in
ricerche di Consorzio tutela vini reggiani e CNR di Torino (Boccacci et al., 2005),
i quali hanno però rilevato in seguito l’erroneità della sinonimia tra L. di
Corbelli e L. Barghi, grazie al confronto i dei loro profili micro satellite. Meno
chiaro è se si debba ritenere sinonimo di Lambrusco di Rivalta il L. Barghi,
piuttosto che il L. Corbelli,. Lo scritto di Casali (1915) riporta il nome “Óva
Lambrósca éd Rivèlta” come sinonimo di “Óva Lambrósca éd Corbélli” e sembra fare
propendere verso questa possibilità. Localmente e chiamato Barghi o talora
Bardi.
Distribuzione e variabilità
È un
vitigno raro, che è stato iscritto nel 2008 al Repertorio volontario regionale delle
risorse genetiche agrarie della Regione Emilia Romagna, come vitigno esposto ad
alto rischio di erosione genetica., e del quale è in corso la valorizzazione
commerciale, grazie all’iscrizione nel 2007 al Registro nazionale delle varietà
di vite e all’inserimento nell’elenco dei vitigni idonei alla coltivazione in
Emilia Romagna (Atto dirig. 2008, APV/08/147521; Del. 192/08).
Ne sono
coltivate attualmente poche centinaia di piante in diverse zone della provincia
di Reggio Emilia.
Caratteri agronomici
È considerato un vitigno interessante, perché tollerante la
botrite, anche grazie all’elevato spessore della buccia
Diversamente
da quanto riportato nella iniziale scheda descrittiva per l’iscrizione al
Registro nazionale e in quella dell’iscrizione al Repertorio volontario
regionale delle risorse genetiche agrarie della Regione Emilia Romagna, i suoi fiori non sono funzionalmente ermafroditi, ma fisiologicamente femminili (Sgarbi et al., 2013 a; Sgarbi et al., 2013 b).
Nei vigneti reggiani, in genere polivarietali, questo difetto fiorale non causa gravi declini di allegagione e produttività, che rimane generalemente elevata e costante.
Utilizzazione
Impiegato tradizionalmente per la produzione di vini, fornisce
uve zuccherine e ricche di colore, ma difetta per la ridotta resa in mosto e la
buccia spessa.
Entra nella produzione dei vini DOC Colli di Scandiano e Canossa
e Reggiano e nei vini IGT Emilia o dell’Emilia, Forlì, Ravenna e Rubicone. In
particolare, può costituire fino all’85% delle uve nei vini DOC “Colli di
Scandiano e Canossa - Lambrusco e “Reggiano – Lambrusco”.
Produce un vino rosso, con riflessi violacei. È dotato di un
aroma complesso, in cui si distinguono note fruttate, di prugna cotta e di
frutta fresca (more, lamponi, ciliegie) note speziate di liquirizia e di caffè tostato (Meglioraldi et al.,
2008). Possiede una buona dotazione polifenolica e si presenta pieno,
sapido,mediamente acido, poco astringente, morbido, armonico ed equilibrato al
gusto.