Occhio di gatto - RE22: informazioni generali

informazioni gestite da Dipartimento di Scienze della Vita - Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia
come citare questa fonte Masino F., Bignami C., Imazio S., Antonelli A., Masino F., Matrella V., Montevecchi G., Vasile Simone G., 2015. In: Italian Vitis Database, www.vitisdb.it, ISSN 2282-006X
ringraziamenti Fondazione Ager, Istituto A. Zanelli (RE)
informazioni generali
nome Occhio di gatto
codice ITA421-RE22
nazione di selezione Italia
regione di selezione Emilia-Romagna
provincia di selezione Reggio Emilia
località di selezione n.d.
istituzione custode n.d.
collezione Azienda agraria Istituto d’Istruzione Superiore Antonio Zanelli
varietà & clone
tipo di origine spontanea
Genere Vitis
specie Vitis vinifera
sottospecie sativa
varietà Tocai friulano
clone n.d.
trueness to type accertato con microsatelliti
profilo microsatellite standardizzato
loci: loci predefiniti ( 9 )
locus SSR: VVS2 VVMD5 VVMD7 VVMD27 VrZAG62 VrZAG79 VVMD25 VVMD28 VVMD32
allele: A1 A2 A1 A2 A1 A2 A1 A2 A1 A2 A1 A2 A1 A2 A1 A2 A1 A2
dimensione: 133 151 227 237 239 257 185 194 188 194 251 251 242 250 237 251 241 257
immagini
  • germoglio
    germoglio
  • germoglio pagina superiore
    germoglio pagina superiore
  • germoglio pagina inferiore
    germoglio pagina inferiore
  • foglia
    foglia
  • foglia pagina superiore
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  • foglia pagina inferiore
    foglia pagina inferiore
  • seno peziolare
    seno peziolare
  • fiore
    fiore
  • grappolo
    grappolo
  • acino
    acino
  • vinacciolo
    vinacciolo
note

Notizie storiche

La denominazione Occhio di gatto è presente da almeno due secoli nel territorio di Reggio Emilia e si ritrova successivamente in molti dei trattati che parlano delle viti coltivate a Modena e Reggio Emilia. La prima citazione reperita è di Nicolò Caula, che nel 1752 parla dell’Occhio-di-gatta, paragonandola alla Montanarina, un’altra varietà ad uva bianca da cui ritiene si differenzi per l’acino lucido e trasparente, simile all’occhio di un gatto (in Maini, 1851).  Dalla Fossa nel 1811 riferisce che l’Occhio di gatto è diffuso nella zona di Scandiano. Nel settembre 1839 Gallesio, visitando Casalgrande, nel Reggiano,  cita l’Occhio di gatto tra i principali vitigni ad uva bianca che vi si coltivano e ne descrive i grappoli fitti e gli acini grossi, tondi e trasparenti, assieme agli “ottimi vini di colore bianco-oro” prodotti con “Spargolina, Occho di gatto, Malvasia, Cedra e Squarcifolia o Vernaccia", concludendo "...ed è con queste uve che si fanno i famosi vini di Scandiano”. Poco dopo, durante il soggiorno a Reggio Emilia, Gallesio parla nuovamente dei “vini bianchi squisiti” dello Scandianese, che “si compongono di Spargolina, Occhio di gatto, Malvasia e Cedra.

L’Occhio di gatto è stato inserito da Bertozzi (1840) nell’elenco delle viti coltivate nel territorio reggiano. In seguito, viene citato da Molon (1906), Toni (1913), Franceschini e Premuda (1921) e Casali, che nel 1915 riporta il nome dialettale reggiano Óva òcc èd gât, o Óva ucîn èd gat nell’elenco dei nomi dialettali delle piante reggiane.

Le analisi del profilo microsatellite promosse dal Consorzio per la tutela dei vini Reggiano e Colli di Scandiano e di Canossa hanno evidenziato la sinonimia delle accessioni esaminate con il vitigno Tocai friulano (Boccacci  et al. 2005), varietà iscritta al Registro nazionale, ma questa sinonimia non è ancora stata ufficializzata a livello dello stesso Registro.

Diffusione e variabilità

Nel Reggiano è coltivato soprattutto nelle aree pedecollinari e collinari, su una superficie che si stima sia di poco superiore all’ettaro; è quindi considerata a rischio di scomparsa in questa area  (Meglioraldi, 2012).

 

Caratteri agronomici

È vitigno dotato di buona vigoria e produttività elevata e costante. Manifesta sensibilità alle principali crittogame e al mal dell’esca.

 

Prodotti

È tradizionalmente utilizzato per la produzione di vini bianchi, anche passiti e liquorosi.Produce un vino di colore giallo paglierino con sfumature verdognole. ha profumo delicato e gradevole ed è fresco, asciutto, morbido e vellutato al gusto, con note di mandorla amara e fieno; l'acidità è talora bassa (Calò et al., 2006).

 

 

bibliografia correlata (10)
autori anno titolo rivista citazione
Dalla Fossa C. 1811 Opuscoli agrari. Anno secondo. Reggio Emilia. Tipografia della Società agraria del Crostolo, 72 p.
Boccacci P., Torello Marinoni D, Gambino G., Botta R., Schneider A 2005 Genetic characterization of Endangered Grape Cultivars of Reggio Emilia Province American Journal of Enology and Viticulture 56:4, 411-416
Bertozzi V. 1840 Viti della provincia di Reggio manoscritto, Reggio Emilia
Meglioraldi S. 2012 La biodiversità viticola reggiana. In: Arca Regia, piante e animali dell’agrobiodiversità reggiana. Provincia di Reggio Emilia. Compograf (RE).
Toni G. 1927 Agricoltura emiliana. Viticoltura ed enologia. L’Italia agricola n. 4
Calò A., Scienza A., Costacurta A. 2006 Vitigni d’Italia. Le varietà tradizionali per la produzione di vini moderni. Edagricole, Bologna.
Gallesio G. 1995 I giornali dei viaggi A cura di E. Baldini. Accademia dei Georgofili, Firenze.
Casali C. 1915 I nomi delle piante nel dialetto reggiano. Atti del Consorzio di Reggio Emilia n.1. Tipografia Bondavalli. Reggio nell’Emilia. 126 pp.
Maini L. 1851 Catalogo alfabetico di quasi tutte le uve o viti conosciute e coltivate nelle provincie di Modena e Reggio secondo i loro nomi volgari. Tipografia Moneti e Pelloni, Modena
Molon G. 1906 Ampelografia. vol. II - Hoepli, Milano.
accessioni della medesima varietà (2)
  • Occhio di gatto - Dipartimento di Scienze della Vita - Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia
  • Tocai friulano - Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'analisi dell'economia agraria - Centro di ricerca per la viticoltura (Conegliano TV)
aggiornamento 20/01/2016 15:16:53 (8 anni fa)