Le origini antiche del Moscato di Noto si confondono con quelle del Moscato di Siracusa. Tommaso Fazello nel 1588 riferendosi agli scrittori della cultura greco-romana ci ricorda che <<Laudatissimus erat Syracusis Polium vinum >> (in De rebus Siculis decades duae) e il vino Polio o Pollio (che coinciderebbe anche con il vino Biblino di cui scrivono altri autori dell’antichità) viene identificato dagli autori ottocenteschi come moscato di Siracusa. L’erudito e archeologo Saverio Landolina Nava pubblicò nel 1802 il seguente saggio: Del’antico vino Pollio siracusano, per dimostrare l’assoluta identità del Pollio con il moscato di Siracusa. Lo stesso abate Cupani a fine “600, nel suo Hortus Catholicus, segnala la << Vitis muschatella, vulgo Muscateddu vrancu >>. Nel 1735, il barone Filippo Nicosia scrive nel suo Il podere fruttifero e dilettevole: << Per vino ha il primo luogo il moscadello bianco, per farsi in Sicilia una bevanda di color d’oro assai dolce, gustosa e stomacale, maggiormente quello che si produce nelle parti di mezzogiorno, che è Agosta, e Siracusa, paesi caldissimi. Questa uva è di color del verde gialla, risplendente, cogli acini mediocri di grossezza, sugosi, rotondi, alcune volte densi angustiati, ed alcuni rari, con grappoli mediocri, e di molto soave sapor di musco: si matura la prima di tutte>>. Bruno Pastena (1969) sull’argomento scrive: << La descrizione di questo moscatello bianco ci sembra ravvicinabile al "Moscato bianco di Siracusa", che agli inizi di questo secolo fu introdotto a Lo Zucco>>. in Sicilia questo vitigno pur trovandosi sporadicamente in tutte le aree viticole dell’isola è coltivato in modo intensivo in provincia di Siracusa e da origine a due storiche Denominazioni d’Origine: il Moscato di Noto e il Moscato di Siracusa. Il Moscato bianco di Noto è diffuso per 257,42 ha pari allo 0,23% della superficie viticola regionale siciliana.