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storiche del vitigno Aleatico nella regione Lazio
Relativamente alle fonti storiche che citano il vitigno Aleatico nella
Regione Lazio, Giuseppe Acerbi (1825), nel capitolo “Descrizione di alcune viti romane, dovute alla cortesia
di una coltivatrice felicissima della Botanica, la signora Fiorini”, descrive
Aleatico nero nella Classe II (Uve nere), Sotto-classe I (quindi tra le uve a
sapore moscato), Ordine I (ad acini rotondi), ad acini piccoli. “Pochissima
cacciata. Sarmenti fragili, midollosi, a spessi nodi; foglia glabra con peziolo
rossastro. Peduncolo analogo, spiccaticcio. Grappolo piuttosto uguale a
racimoli quasiché rari, richinati, porporeggianti; frutti sferici, opachi,
nero-purpurei; fiocine sottile, duro e dolce. Polpa floscia, molto succosa, e
di soavissima fragranza. Usi a formarne il vino di questo nome”. Giorgio Gallesio (1833) menziona il
vitigno tra gli inferiori, a Montefiascone, dopo le otto varietà principali. Francesco De Bosis, fornisce una
scheda ampelografica sull’Aleatico nel Bullettino ampelografico, 1875,
fascicolo II. Capitolo “Descrizione e sinonimia dei vitigni principali delle
Marche e degli Abruzzi e cenni delle sinonimie dei vitigni delle Romagne e
delle Provincia Romana.” Giuseppe di
Rovasenda (1877) elenca i vitigni
con i loro sinonimi “Aleatico comune, vedi pure Aleatico nero tra le uve di
Roma”. Origene Cinelli (1884) cita
un vino di qualità ottenuto dalla miscela di uve di Aleatico con Canaiola
(Canaiolo nero) e Rossetto (Trebbiano giallo). Mengarini F. (1888), relativamente al territorio viterbese, riporta
che dopo il 1871 la domanda di vino rosso da parte dei consumatori ha fatto
aumentare la produzione dei rossi tra cui Aleatico. “Produce il territorio
due tipi di vini da dessert……. e l’Aleatico; non si fa però un’industria di
questi vini, quantunque siano di ottima qualità.”. L'Aleatico compare pure nel
circondario di Civitavecchia e di Tarquinia, Montalto, Monteromano, ma non in
grandi quantità (scarsa è la coltura della vite, scarse le uve nere). Mancini C. (1893), scrive: ”Tra le uve
ricordate, l’Aleatico figura sia nel comune di Viterbo, che in quello di Vignanello,
ma anche nella zona dei Castelli. Dice l’autore “…l’Aleatico, ch’è anch’esso
assai diffuso nel Viterbese, il quale, se dà un prodotto pregevolissimo, ha
però una produzione assai scarsa”. Zucchini
M. (1961), con riferimento ad Aleatico riporta: ”Nella provincia di Viterbo
produce il 5% sul totale di uve rosse (perciò sullo 0,5% del totale della
produzione di uve da vino). Degno di menzione è poi il vino Aleatico di
Gradoli; l’Aleatico partecipa anche alla produzione dei vini rossi romani.” Carosi Demostene (1971), descrive il
vino Aleatico di Gradoli, quello di Montefiascone, con tradizioni antiche e
molto ricercato, composto unicamente da uve provenienti dal vitigno omonimo, ma
anche quello dei Monti Cimini (provincia di Viterbo), seppur modesto in quantità,
con caratteristiche di pregio. Rita
Marconi Cosentin (1998), scrive a
proposito della denominazione dei vitigni: “….già all’inizio del secolo XVI aveva
conseguito una definitiva caratterizzazione che si rileva anche all’attualità.
Diffusi erano ……l’Aleatico,…..”